Cronache

Incendio a Corleto Perticara, i Carabinieri intervengo con cognizione ed abnegazione del pericolo

Ieri vi ho girato la cronaca dell’incendio all’interno di un’abitazione a Corleto Perticara. L’intervento dei Carabinieri, le attività svolte per evitare il peggio e l’arrivo dei vigili del fuoco per chiudere le operazioni.
Oggi, invece, vi voglio raccontare i fatti nella loro cronologia e nel loro svolgimento; nella loro sequenza operativa.
Dunque, si tratta di un’abitazione a piano terra; con affaccio direttamente sulla strada, servizi essenziali e due stanze. All’interno suppellettili altrettanto semplici. Per riscaldamento una stufa a gas e gli elettrodomestici di ordinanza. Cucina con bombola GPL, frigorifero, televisione. Nella tarda mattinata si vedono segni di fumo uscire dall’uscio e non essendoci gli occupanti all’interno (si scoprirà dopo), vengono allertati i Carabinieri che accorrono.
I Carabinieri, quelle persone pubbliche che vivono i paesi con la stessa intensità dei loro abitanti indigeni, che ci fanno soffrire quando ci multano per strada; vittima, certe volte, anche di ironia e satira che solo chi è popolare come loro può subire. Il carabiniere è un soggetto amato-odiato, perché o ci infastidisce per controlli stradali o ci delude (secondo il nostro pensiero) perché non evita furti e altri svariati reati. Se c’è un incendio si chiamano i carabinieri, se ci rubano la radio in macchina si chiamano i carabinieri, se l’ufficiale della posta ci tratta male chiamiamo i carabinieri, se sentiamo odori molesti nell’aria chiamiamo i carabinieri, se c’è la neve e restiamo bloccati per strada chiamiamo i carabinieri, se cade un albero e ostruisce la carreggiata chiamiamo carabinieri, se c’è una lite per strada si chiamano i carabinieri, se non arriva in tempo l’ambulanza per un nostro caro si chiamano i carabinieri e così andando avanti. Ora ricordiamoci una cosa; il carabiniere altri non è che una persona come noi, addestrato, ma è comunque uno che ha pensieri per la testa: la famiglia, il figlio che sta fuori per motivi di studio, i genitori che sono anziani, il muto per la casa, i preparativi per il matrimonio; è uno di noi. E’ una persona che si cala dentro una divisa che noi vogliamo sia quella che ci debba risolvere i problemi, tanto che quando non li risolve siamo pure tentati di denunciarli per omissione o per non aver saputo gestire la situazione.
Come se il carabiniere non debba avere paura davanti al fuoco, o non abbia il rischio di capottarsi con la macchina d’ordinanza, o non abbia paura di prendere la pistola per difendersi da un delinquente armato. E’ una persona che dentro quella divisa è chiamato ad assumersi responsabilità che poi con calma qualcuno giudicherà nella loro corretta prassi operativa. Ma tant’è. Stavo raccontandovi di Domenica mattina; dunque i carabinieri arrivano sul posto, il maresciallo ed un suo subordinato, osservano e capiscono che hanno pochi secondi per decidere cosa fare. E, dunque, decidono: entrano dentro l’abitazione ormai satura di fumo (i Carabinieri non hanno le attrezzature dei VVFF), si rendono conto che per evitare il peggio occorre togliere tutte le fonti di inneschi a catena e, rischiando, prendono la bombola della cucina la staccano dal tubo che alimenta i fornelli e la portano fuori. Usciti fuori la gente, inerme, che dall’esterno osservava preoccupata, spontaneamente scroscia un applauso che credo per i due Carabinieri sia suonato come un riconoscimento al merito. Ora pensate voi se la bombola fosse rimasta dentro; i carabinieri sarebbero stati accusati di non aver saputo valutare bene il da farsi per evitare una tragedia. Ma immaginate se la bombola fosse scoppiata mentre il carabiniere la stava trasportando fuori, il più alto in grado dei due sarebbe stato accusato di non aver saputo valutare il rischio.
Ma ovviamente queste valutazioni sarebbero state fatte con calma, a tavolino e senza il magone di dover decidere in pochi secondi. Per questo credo che il merito dei due Carabinieri è stato quello di aver deciso in pochi secondi senza esitazione, mettendo a rischio la vita o il posto di lavoro, e per questo credo che quell’applauso sia stato la cosa più logica e più bella che gli osservatori cittadini avessero potuto fare per ringraziarli di aver fatto il loro dovere con coscienza e dedizione.
Gianfranco Massaro – Agos

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