Salute

La Basilicata chiude i bilanci della Sanità con i conti in ordine. Anisap: ” garantire l’accesso delle prestazioni ai cittadini”

ANISAP: non basta tenere i conti del SSR in ordine se non si garantisce l’accesso alle prestazioni ai cittadini

Il verdetto del Tavolo di Verifica tenutosi nella giornata di ieri, coordinato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha certificato che la Basilicata ha superato l’esame sui conti del Servizio Sanitario Regionale. Grazie all’intenso lavoro tra i tecnici del Dipartimento Salute e Politiche della Persona e delle Aziende Sanitarie della Regione, costantemente supportati dai Tecnici del Ministero dell’Economia e delle Finanze, è stato certificato il risultato di esercizio – relativo all’anno 2022 – nei bilanci delle Aziende Sanitarie, con un valore finale di circa -9,9 milioni di euro, importo totalmente coperto da fondi provenienti esclusivamente dalla Sanità, senza quindi attingere a ulteriori risorse del bilancio regionale.

“I conti lucani erano e rimangono “in ordine”, nonostante i maggiori costi energetici che hanno colpito tutto il Paese e degli effetti ancora in essere della pandemia COVID19. Abbiamo così chiuso un’altra vertenza a tutela dei lucani. Ancora una volta viene smontata la narrazione di un Sistema sanitario regionale in affanno: chiuderemo i conti della sanità in pareggio, senza gravare sul bilancio regionale. Un risultato che avevo annunciato e che si è realizzato. Non mi aspetto adesso il riconoscimento da parte di tutti di questo ennesimo risultato a tutela della Basilicata, perché mi interessa unicamente tutelare gli interessi dei miei concittadini, dei lucani tutti. Adesso possiamo concentrarci sul futuro della sanità lucana. Voglio ringraziare l’assessore Fanelli e tutte le strutture regionali e aziendali per questo risultato”, dichiara il Presidente della Giunta regionale, Vito Bardi.

“L’esito del Tavolo di Verifica consente di pianificare con maggiore serenità le azioni future finalizzate al ridisegno della Sanità territoriale, alla implementazione della Telemedicina, al potenziamento della sanità di prossimità ed alla valorizzazione delle principali strutture ospedaliere regionali per renderle sempre più efficaci e capaci di soddisfare la crescente domanda di salute e di cura dei lucani. Abbiamo raggiunto un risultato importante che obbliga i soliti detrattori a chiedere scusa. I fatti smentiscono ancora una volta la propaganda: la prossima volta sarebbe opportuno approfondire le questioni prima di organizzare batterie di comunicati stampa. Se non altro per evitare figuracce, soprattutto da parte di chi sulla sanità non ha alcuna credibilità, come la sinistra lucana. Adesso si apre una nuova fase, fatta di riorganizzazione delle aziende sanitarie e di scelte proiettate verso il futuro”, aggiunge il vicepresidente della giunta regionale e assessore alla sanità, Francesco Fanelli.

 

La notizia che il deficit accumulato dal Servizio Sanitario pubblico non graverà sul bilancio della Regione non può che farci piacere. Ci sono dunque risorse destinate in precedenza al ripiano del debito che vengono liberate e potrebbero essere usate per garantire le prestazioni necessarie alla cura della salute dei cittadini e il mantenimento degli impegni assunti da mesi nei confronti della specialistica ambulatoriale accreditata. Vogliamo ricordare che dall’inizio dell’anno 2023 stiamo assistendo ad un vero e proprio assalto alle strutture sanitarie accreditate, a cui corrisponde un aumento della richiesta di prestazioni che va ben oltre il preventivato. Il cittadino ormai affolla le strutture sanitarie accreditate per richiedere prestazioni di varia tipologia. Registriamo un autentico “assalto alla diligenza”, questa volta però, gli assaltatori non sono banditi ma cittadini/pazienti che chiedono legittimamente di ricevere servizi sanitari e prestazioni fondamentali per la tutela della propria salute. I centralini delle strutture registrano una quantità di richieste di accessi e prenotazioni di prestazioni di gran lunga superiore alle previste ed assegnate risorse. Il sistema pubblico fatica a dare risposte e alle strutture accreditate viene chiesto di gestire, attraverso una puntuale calendarizzazione, le richieste, a causa dell’assegnazione mensile dei budget. Francamente lo scenario in cui stiamo operando è, a dir poco, anomalo e complicato. Sì, perché siamo in serie difficoltà nel gestire questa situazione, in quanto l’unico strumento che abbiamo a disposizione è quello delle liste di attesa, ovvero utilizzare un meccanismo che il cittadino considera un disservizio e che a livello di politica nazionale si cerca in tutti i modi di contrastare per ridurne gli effetti negativi.

E’ chiaro che c’è un difetto di programmazione e che, probabilmente, non si ha consapevolezza di quanto il territorio esprime in termini di fabbisogno e di tempistica entro cui questo si verifica. Ma come si determina il fabbisogno? Senza addentrarci in valutazioni di tipo scientifico e di raffinata economia sanitaria, è facile considerare che il fabbisogno è diretta conseguenza dell’esigenza di diagnosi e cure da parte del cittadino, esigenza certificata dai MMG al netto di una valutazione in relazione alla appropriatezza prescrittiva.

A questo punto le considerazioni sono due: o crediamo ai bisogni di salute del cittadino e quindi consideriamo legittime le relative richieste di prestazioni attraverso la indispensabile e professionale attività del MMG, o crediamo che le stesse siano del tutto infondate dal punto di vista clinico e quindi non meritano attenzione da parte di chi ha il dovere di garantire la salute dei cittadini. E ’difficile immaginare che possa essere credibile la seconda ipotesi, soprattutto all’indomani di un periodo pandemico che ha generato un ritardo notevole dell’accesso alle cure; al contrario, la prima ipotesi si basa su dati di fatto clinici e, fino a prova contraria, inconfutabili e verificabili.

Allora se si vuole dare veramente una risposta concreta ai cittadini è quanto mai necessario, in tempi rapidi, trovare soluzioni che possano dare continuità alla attività delle strutture accreditate nell’interesse del cittadino, cioè mettere in campo tutti gli strumenti normativi che possano aumentare le possibilità di accesso del cittadino alle prestazioni, evitando strumenti di limitazione che non controllano il fenomeno a cui stiamo assistendo, se non attraverso la negazione dei servizi sanitari verso il cittadino.

Noi crediamo che, nell’immediato, si possa dare una risposta tramite i seguenti punti:  la disposizione di risorse regionali che come dicevano sono state liberate da risorse nazionali; l’impiego di fondi rinvenienti dal comparto, non più esistente, della ospedalità privata; la disposizione delle risorse previste a livello ministeriale per il superamento delle liste di attesa e, aggiungiamo, per evitare che queste si generino laddove oggi, e ancora per poco, non si registrano; la determinazione dei fabbisogni a livello regionale; la definizione di nuovi criteri per l’assegnazione dei budget.

Ribadiamo che è necessaria una tempistica di attuazione rapida, in quanto il comparto sanitario accreditato, stante il perdurare della situazione attuale, dovrà necessariamente adeguarsi alle circostanze in cui si trova ad operare, per ovvi motivi gestionali, tutto a discapito della fruizione dei servizi da parte dei cittadini.

Roberto Cicchetti, presidente ANISAP Basilicata

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