A ottobre è stato presentato il Dossier dell’Immigrazione in Italia 2020, elaborato dal Centro Studi e Ricerche IDOS da trent’anni. Nel 1991 la prima edizione fu realizzata grazie all’idea di mons. Luigi Di Liegro su immigrazione e asilo in Italia. Era la prima volta che venivano analizzati in maniera organica i dati sull’immigrazione nella penisola. Da allora tante cose sono cambiate, la stessa organicità e metodologia scientifica con cui viene redatto il Dossier, è diventata sempre più affinata.
Quest’anno colpisce la scarsità di densità abitativa in alcune regioni, fra cui la Basilicata, che è risultata la terza regione italiana per perdita di popolazione nel 2019. Infatti si trova al diciottesimo posto sulle venti regioni italiane, per dimensione demografica con 556.934 abitanti.
La Basilicata – insieme al Molise – è la regione con il maggior calo demografico d’Italia: l’1% in meno rispetto al 2018, a cui si aggiunge il dato del tasso di decrescita della popolazione italiana della regione continua in continua decrescita, pari al -11,3%.
L’immigrazione in questa regione costituisce dunque un contributo importante per lo sviluppo stesso, data la scarsa natalità: tanto che si registrano nel report 23.387 stranieri residenti (4,2% della popolazione), di cui 12.219 in provincia di Potenza e 11.168 in quella di Matera.
La composizione etnica è così suddivisa:
- Romena 8.919 abitanti, pari al 38,1% della popolazione straniera.
- Albanese 2.152 (9,2%)
- Marocchina 1.823 (7,8%).
Il Report ha inoltre evidenziato che è aumentato anche il numero degli immigrati che hanno acquisito la cittadinanza italiana: +65,69%. Ma, purtroppo, anche di irregolari, infatti si presuppone siano ormai a 700.000 nella penisola italiana, nonostante gli incentivi per la regolarizzazione della scorsa estate, che ha fatto registrare 220.550 immigrati non comunitari che lavoravano in nero sia nelle abitazioni che nell’agricoltura.
Lo Stato cerca di far il possibile per accogliere gli immigrati extra comunitari nel Paese, fornendogli aiuto al primo arrivo, strutture di accoglienza e inserendoli, in seconda istanza, in progetti di integrazione ad hoc. Come quello del Centro di seconda accoglienza Enea di Roma, che realizza percorsi di istruzione digitale per migranti attraverso le nuove tecnologie, che permettono non solo di acquisire le competenze digitali necessarie per muoversi nel mondo moderno, ma le certificano istituzionalmente con Microsoft ad esempio, oppure con il Centro Kat Studio.
Priscilla Ferrante, perito elettronico per le pagine di Reviewbox dichiara: “In questi piani di alfabetizzazione digitale l’utilizzo di computer efficienti è essenziale, per questo quanto più i fondi ministeriali ricevuti si spendono in laptop, pc desktop, smartphone, di ultima generazione che danno l’effettiva possibilità di imparare le novità del digital, tanto più questi corsi formativi saranno efficaci. In un mondo che richiede prestazioni sempre più veloci e complesse, non si può utilizzare un pc del paleolitico”.
L’esperienza del Centro Enea è stata raccontata nel libro “La tecnologia digitale come strumento di integrazione per i rifugiati”, che contiene le best practice per un’accoglienza del migrante a tutto tondo. L’istruzione tecnologica è la chiave per una cittadinanza attiva in terra straniera.