La Chiesa rupestre di “S. Maria la Preta” o della Pietra, in contrada S. Barbara, è stata fondata nell’VIII secolo d.C., dai monaci basiliani in fuga dalla Sicilia, all’epoca occupata dai Saraceni; la struttura, venne rifatta dopo il Mille, durante il periodo gotico.
E’ la più antica Chiesa di Viggiano, sopra un ciclopico bastione di viva roccia a strapiombo sul torrente Casale, affluente dell’Agri. Intorno a questo eremo sorse il primo agglomerato del borgo viggianese, i cui abitanti furono educati al lavoro e alla devozione mariana dai basiliani.
Il complesso monastico è stato ultimamente ristrutturato su volontà del sindaco Amedeo Cicala.
La struttura della porta superiore della Chiesa, con vecchie incisioni sugli stipiti, era così descritta dal Caputi: una metà è fregiata di tabernacoli, rosette, sfingi e, alle cimase, teste umane, gigli ed un cinghiale; monumento di stile arabo del sec. XII; un’altra metà chiude l’arco a sesto acuto, in cui è solo una rosa e una croce su tre monticoli di mani e di epoche diverse, accomodandosi alle rifatte fabbriche con due sottani a volta, che ancora restano. La tradizione vi ammette gli eremiti, come solevano chiamarsi i monaci basiliani nelle solitudini della campagna, non essendovi spranna di terra libera della loro presenza e dei monaci basiliani nelle grandi immigrazioni prima e dopo dell’ottavo secolo.
La Chiesa rupestre di “S. Maria la Preta” è raccontata in queste spettacolari immagini dall’alto girate dal drone operator Michele Tropiano. Valorizzare il turismo di questa valle significa guardarla da una prospettiva diversa. Ci piacerebbe vedere la nostra Val d’Agri investire su territorio, storia e cultura.