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La corsa per la poltrona di Sindaco ed il lavoro dei gregari per raggiungere il traguardo

Sono trascorse abbastanza ore per poter dichiarare, con buona tranquillità, che il mare agitato del post elettorale è tornato a calma piatta; ad eccezione di qualche risacca che interessa i Comuni dove si rende necessario un tempo supplementare per sancire definitivamente la vittoria della coalizione che guiderà la città, in Basilicata unico caso Potenza, dove Fanelli e Telesca dovranno attendere altri quindici giorni per sapere chi siederà alla poltrona di Sindaco del capoluogo regionale.

Siamo dunque ai giorni della conta, dei ruoli, degli sforzi che ognuno ha fatto per portare consensi alla propria lista e per far si che il candidato Sindaco raggiungesse la percentuale idonea per poter governare il paese. Emerge il ruolo del gregario, di colui che fatica per la vittoria dell’altro, che diventa anche la sua e di tutta la squadra.

Al netto delle normali competizioni di tutti i Comuni chiamati al voto, ce ne sono stati alcuni dove la gara era con il quorum ovvero una percentuale di votanti tale da rendere valido il risultato elettorale, nello specifico occorreva che il 40% degli iscritti nelle liste elettorali – con esclusione di quelli in elenco AIRE ovvero l’anagrafe di chi risiede nel paese di nascita ma vive all’estero – si recasse alle urne e che il 50% più uno, di questi, esprimesse il proprio voto a favore dell’unica lista a sostegno del candidato Sindaco.

Ciò però non ha reso facile il compito dei candidati “mono liste”, perché, come in altra occasione ho avuto modo di dire, il compito stava nel superare le proprie insicurezze in perfetta solitudine.

La squadra aiuta, invece, a superare le incertezze, a raccogliere le istanze della popolazione ed a fare sintesi sui programmi in maniera da avvicinarsi quanto più possibile alle esigenze di tutti e di tutto ciò che fa crescere l’ambiente; una sorta di “interpolazione esigenziale”, con una nuvola di punti quanto più vicina alla retta di direzione del programma elettorale.

Per raggiungere questi risultati è necessario il ruolo della squadra; direi ancor di più del gregario. Quel collaboratore che lavora per il successo del  capitano (candidato Sindaco – n.d.r.), il gregario è colui che protegge il capitano, che ne anticipa le mosse capendo in anticipo le esigenze per lo scopo unico di fargli alzare le braccia al traguardo. Ed il vero gregario alzerà, pure qualche metro indietro, anch’egli le braccia perché la vittoria del capitano è anche la sua vittoria. Non è un caso che i gregari più importanti del ciclismo siano poi diventati, nel divenire della loro carriera, dei veri campioni. Ciclismo  docet: Miguel Indurain fu gregario di Pedro Delgado, Jan Ullrich fu gregario di Bjarne Riis e poi Scarponi, sfortunato ciclista morto in un banale incidente durante un allenamento che fu gregario di Vincenzo Nibali. Ma più di tutti, per chi ha una certa età, resta negli annali  Alfredo Chinetti che a Goodwood, in Gran Bretagna, portò avanti una fuga con l’olandese Theo De Rooij fino a pochi chilometri dal traguardo, desistendo, per ordini di squadra, per consentire a Giuseppe Saronni di vincere il mondiale davanti a Greg Lemond; una volata passata alla storia come la “Fucilata di Goodwood” . Beppe Saronni, dopo una volata di poco più di duecento metri, alzò le braccia sotto lo striscione del traguardo e sullo sfondo si vide anche Chinetti alzare le braccia, nonostante sia arrivato ventesimo,  perché un vero gregario si fa ancora affascinare dall’idea di lavorare per uno scopo di squadra e consentire al “capo” di poter vincere. Chi non sa fare il gregario non potrà essere un buon capo, ecco perché nei paesi dove si è presentata un’unica lista di candidati il quorum è stato abbondantemente superato, perché la squadra ha remato in un’unica direzione: quella direzione che ha creato una nuvola di punti delle istanze della popolazione, dentro la quale è passata la retta del programma elettorale. Ed ora vorrei concludere con una citazione di Enrico Berlinguer, un grande leader politico il cui prematuro funerale fu celebrato proprio il 14 giugno di quarant’anni addietro: […] l’avanguardia e la retroguardia del partito debbono avere lo stesso passo lo dico perché per incidere sulla struttura politica d’un Paese bisogna avere il massimo della forza e del consenso di massa. Se quel consenso è debole la forza si trasforma in velleità. […]. Credo sia il momento che le squadre scelte per governare i paesi, si stringano a coorte e incomincino a lavorare per il bene comune.

 

Gianfranco Massaro – Agos

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