Poco più di un anno or sono, una quindicenne svedese dall’aria mite, con lunghe trecce bionde e con occhi verdi capaci di penetrare negli animi di chi vi ci si imbattesse, decise di recarsi ogni venerdì davanti al Parlamento per urlare silenziosamente il proprio disappunto nei confronti delle politiche miopi ed insensibili che hanno seminato ed alimentato il disastro ambientale. A farle compagnia non c’era nulla e nessuno se non uno zainetto rosa ed un cartellone con su scritto “Skolstrejk för klimatet”, ossia: “Sciopero scolastico per il clima”.
Quella ragazzina incompresa ed isolata, che dichiarò guerra ad un impero invincibile come quello delle multinazionali e dei lobbisti complici della messa in pericolo del Pianeta, nonostante la sistematica indifferenza dell’opinione pubblica, lo scoraggiante silenzio dei media, le frustranti critiche dei conoscenti e gli ingenti problemi personali e familiari, non gettò mai la spugna. Non mollò la presa. Non demorse. Non si diede per vinta. Continuò a ringhiare ferocemente. A sputare addosso ai poteri forti. A schiaffeggiare la classe dirigente con i suoi slogan taglienti. Ed è così che, lotta dopo lotta, battaglia dopo battaglia, paese dopo paese e città dopo città, il suo grido disperato in difesa dell’ecosistema Terra ha raggiunto tutto il Planisfero.
È cosí che quel volto anonimo è diventato l’anima di un movimento su larga scala che si ripropone di condannare l’ingiustizia climatica e lo sfruttamento ambientale.
Ma la vera domanda su cui vorrei riflettere è: noi lucani come ci poniamo di fronte alla sfida del nuovo millennio?
Come viene percepito il tema dell’innalzamento delle temperature dai basilischi?
Insomma, come abbiamo reagito alla sfida lanciata da Greta Thumberg e dai ragazzi di Friday for Future?
Contrariamente a quanto si possa pensare, il popolo delle Royalties si è schierato in prima linea nella lotta ai disastri ambientali, smentendo la visione comune secondo cui la Basilicata sarebbe abitata da un popolo statico, ozioso e passivo. Pare proprio che l’urlo disperato di Greta Thunberg abbia raggiunto anche la nostra regione.
In particolar modo, a cogliere l’importanza e l’urgenza della tematica finora presa in esame, siamo stati noi giovani.
Ci siamo riuniti, abbiamo discusso, ci siamo informati e finalmente abbiamo preso coscienza del fatto che il nostro futuro è messo fortemente in dubbio dalle politiche capitalistiche messe in atto ormai da tempo da governi poco lungimiranti: resi cechi dal Dio Denaro che fa muovere gli ingranaggi del mondo e da quella sete di consensi sfamabile non di certo da manovre di cambiamento a lungo raggio.
Noi nativi digitali dei 5 fiumi, abbiamo compreso la necessità di un cambio di rotta, ma soprattutto siamo giunti alla conclusione che tale inversione di tendenza avrebbe dovuto trarre origine dalle basi della società: da noi giovani stessi. Insomma, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo iniziato a remare contro il pregiudizio sempre più radicato secondo cui le nuove generazioni sarebbero sinonimo di nulla-facenza e disinteresse. Tutt’altro!
Un fedele testimone pronto a dare prova dell’attivismo giovanile di cui parlo è la massiccia manifestazione tenutasi oggi stesso in occasione del “terzo sciopero mondiale per il clima”. La presenza di circa 4.000 ragazzi, delle scuole di tutto il suolo regionale, nelle strade potentine ci ha restituito l’ennesima prova che la consapevolezza si sia riaccesa negli occhi di un popolo, come il nostro, che troppo a lungo era stato assuefatto da una politica sempre più artificiale e sempre meno pragmatica, che pur di riscuotere successo alle urne: si carica di slogan, di grandi orazioni, di discorsi eccellenti, ma che poi nel concreto non si mobilita affatto per la difesa dei valori a cui talvolta allude.
Noi studenti siamo pronti a denunciare con forza e coraggio l’artificiosità dilagante di chi ci governa. Siamo pronti ad armare un popolo della sola arma di cui dispone per difendersi: l’informazione. Siamo pronti a fare della lotta contro la degenerazione ambientale la sfida della nostra generazione.
Non esiteremo di certo ad attivarci prima che l’imminente collasso climatico ci investa.
Abbiamo già manifestato il nostro sdegno in diverse occasioni. Basti pensare ai cortei del 15 Marzo nelle strade potentine o quello del 24 Maggio di fronte al Centro Oli di Viggiano. Ma non finisce qui. Fin quando sindaci e presidenti non si scomoderanno dalle loro poltrone ed inizieranno ad ascoltarci ed assecondare le richieste mosse da un mondo sull orlo del baratro, la nostra protesta non avrà fine. Finché le dichiarazioni di “emergenza climatica” non verranno accolte da chi di dovere, la nostra voce non tacerà. E, se nelle sedi amministrative le vacue parole non saranno sostituite da manovre volte ad estirpare dai nostri fiumi e dall’aria che respiriamo quel cancro chiamato inquinamento, saremo pronti a convertire la protesta in guerra.
70 anni fa Carlo Levi nel suo celebre libro: “Cristo si è fermato a Eboli” diceva che il tempo in Basilicata sembrava essersi fermato e che la storia non pareva aver fatto il suo corso.
Negli anni 30 infatti, la nostra terra non era ancora mai stata coinvolta dalle grandi trasformazioni che si registrarono in precedenza nel mondo. Nè la rivoluzione industriale, nè l’illuminismo, nè tantomeno le innovazioni tecnologiche settecentesche ci avevano mai sfiorato. Ora invece abbiamo dimostrato che le cose sono cambiate. Abbiamo dimostrato che proprio quel territorio in cui la storia non sembrava esser passata è al centro di una lotta su scala internazionale. Continuiamo a scendere in piazza e a lottare.
Michael Erasmo Alliegro