di Antonio Corbo
Da poco è stato pubblicato il nuovo libro di Michele Pinto, dirigente scolastico emerito, dall’interessante titolo “Scuola Maestri Società nella Basilicata Liberale”.
Per l’autore si tratta di un nuovo saggio storico, frutto di certosina ricerca condotta attraverso la consultazione e l’analisi di preziosi documenti, alcuni dei quali reperiti in archivi privati di famiglie gentilizie rioneresi, che, come scrive nella sua prefazione al testo il dirigente tecnico del MIUR, Gerardo Antonio Pinto, rappresenta un ulteriore approfondimento del campo di ricerca connesso a quel tema che sta particolarmente a cuore all’autore, già oggetto di riflessioni in altre sue precedenti pubblicazioni a carattere storico-sociale, prima fra tutte “Nella Terra dei Briganti” Vicende Storiche e Questioni aperte, Appia 2 Editrice, Venosa, 2005 (Premio ISIS “Nicola Miraglia” di Lauria e menzione speciale della giuria del Premio Letterario Città di Melfi, 7^ edizione, ambedue nel 2005).
Partendo da una accurata analisi sulla condizione sociale nella Basilicata preunitaria, l’autore focalizza la sua attenzione sui primi decenni di vita dell’Italia unita; mette in risalto le tappe più significative che hanno caratterizzato l’evoluzione dell’istruzione pubblica nel Paese e in terra lucana, insieme alla triste condizione in cui versavano i maestri e le maestre elementari agli albori dell’unificazione, la cui posizione di scarso prestigio sociale era da ascriversi all’insufficiente se non inesistente preparazione culturale e professionale. A questo stato di cose, il neonato Regno d’Italia cercò di porre rimedio, annota Pinto, dando vita alle Conferenze Pedagogiche, promosse ed organizzate su tutto il territorio nazionale, ritenute occasioni di crescita professionale e di miglioramento culturale della classe magistrale. Alcune di quelle Conferenze vengono dall’autore analizzate, commentate e comparate con la concezione della funzione docente odierna, dopo aver passato in rassegna i sessantasei numeri della rivista scolastica L’Educatore Lucano, fondata a Rionero in Vulture nel 1881 da due eccezionali maestri elementari, il forenzese Vincenzo Solimena, trasferitosi nella città vulturina nel 1880, e il rionerese Giovanni Plastino, fratello del deputato Giuseppe.
Nella rivista scolastica lucana, periodico quindicinale, vengono trattati argomenti di pedagogia, metodologia, sociologia, politica, economia, attualità, cultura. Nell’Educatore Lucano, infatti, sono pubblicati articoli relativi all’emigrazione, fenomeno che interessò l’intera nazione, il Mezzogiorno e la nostra Basilicata dal 1875 al 1915. Nel giornale stampato a Rionero in Vulture nella tipografia di Torquato Ercolani, originario si San Severino Marche, che continuò l’attività del nonno Augusto, confinato politico a Melfi, l’autore riporta articoli riguardanti l’importanza della scuola, dell’istruzione e dell’elevazione culturale dei ceti sociali meno abbienti.
Nel saggio, inoltre, Michele Pinto racconta storie belle e tristi di maestri e maestre elementari dell’800; porta all’attenzione del lettore le vicende politiche che segnarono il Mezzogiorno d’Italia e la nostra Basilicata, tra cui le lotte intestine tra reazionari e liberali lucani, le disastrose imprese di Carmine Donatelli Crocco e della sua nutrita banda, postasi al servizio della causa borbonica. In Scuola Maestri Società Nella Basilicata Liberale Michele Pinto si sofferma su alcuni aspetti socio-culturali e polito-economici che contrassegnarono in quel periodo la cittadina rionerese, indicata come buon modello di convivenza civile, sociale, economica, politica da Francesco Torraca dopo il suo soggiorno a Rionero nel settembre 1880, ospite dell’amico e compagno di studi, Giustino Fortunato.
Tra i tanti accadimenti di rilievo l’autore tratta della partecipazione della Basilicata all’Esposizione Nazionale di Torino del 1884 e della visita dei sovrani d’Italia nello stesso anno a Potenza; ricorda l’entrata in esercizio delle tratte ferroviarie Battipaglia-Potenza-Metaponto, Foggia-Potenza, Sicignano degli Alburni-Lagonegro; cita poi lo storico soggiorno lucano di Giuseppe Zanardelli, all’indomani del quale venne promulgata la legge speciale per la Basilicata. L’autore, inoltre, commenta la preziosa opera svolta da Enti, Associazioni, Istituti caritatevoli in favore della promozione e dell’emancipazione sociale e culturale delle masse contadine, dei bisognosi, degli orfanelli; enfatizza l’opera svolta in Basilicata dall’ANIMI e dall’ONMI per il Sud e la Basilicata. Insomma, un prezioso saggio (in vendita in tutte le librerie d’Italia che aderiscono ai circuiti Fastbook, tra cui Mondadori, Feltrinelli, Ubik, Ibs e Arianna) con cui l’Autore ci consegna un interessante spaccato di vita della nostra Terra; un ulteriore tassello del nostro passato storico-sociale, che va ad arricchire il patrimonio conoscitivo su ciò che eravamo : gente vissuta in una terra paludosa, franosa, ballerina, abitata da uomini e donne desiderosi di progresso sociale e civile, tra i primi ad innalzare nel Mezzogiorno l’albero della libertà nel 1799 ed il vessillo tricolore nel 1861.