A fine febbraio è scaduto il termine per le candidature, inviate da parte degli Enti locali, per ottenere i fondi del PNRR destinati a mense, palestre, asili nidi e scuole dell’infanzia.
L’adesione è stata massiccia e con richieste di finanziamento di gran lunga superiori ai fondi disponibili per tutti i settori, salvo che per i nidi, dove le richieste di finanziamento riguardano solo la metà dei fondi disponibili messi a disposizione nel bando: 1,2 miliardi rispetto ai 2,4 miliardi stanziati. Le candidature sono arrivate prevalentemente da Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Piemonte, ad eccezione della Campania pertanto le domande sono arrivate da regioni dove la copertura degli asili nido è già buona. Ricordiamo infatti che al Nord ci sono 32 posti asili per 100 bambini, mentre al Sud 13,5 posti per 100 bambini, è per questo che il 40 % del fondo nidi è destinato al Mezzogiorno dove non vi adeguata offerta di posti negli asili nido e di pari passo vi è un’alta disoccupazione femminile oltre che un alto tasso di non partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Più nidi e servizi per l’ infanzia infatti significano più famiglie che possono conciliare vita e lavoro e maggiore apprendimento che garantisce successo formativo, meno abbandono scolastico e più cittadinanza attiva.
Se non corriamo ai ripari immediatamente, non sarà possibile raggiungere l’obiettivo minimo di una copertura del 33% su tutto il territorio nazionale, garantendo ai più piccoli un livello essenziale di risorse educative indipendentemente da dove vivono e dallo status occupazionale dei genitori, in particolare della madre, che costituisce l’obiettivo del PNRR, ulteriormente rafforzato dalla Legge di stabilità per il 2022, che prevede un finanziamento annuo di importo crescente ai Comuni per fare fronte alle spese di gestione: 120 milioni di euro nel 2022 per arrivare a 1,1 miliardi a decorrere dal 2027.
In queste ore si sta chiedendo di prorogare la scadenza del bando oltre la fine di marzo, perché un mese di proroga, come deciso dal Ministero, non sarà sufficiente a garantire la presentazione dei progetti da parte dei tanti Comuni che non si sono finora attivati.
Molti piccoli comuni hanno una scarsa dimestichezza con la progettazione di nidi e servizi educativi alla prima infanzia, proprio perché non ne possiedono, spesso si tratta di enti locali in aree interne e nel nostro Sud. Ciò che è probabilmente successo in queste settimane è stata la difficoltà di questi Comuni con poca esperienza a investire tempo e risorse sul tema nidi, dato che si sono trovati a dover rispondere in contemporanea a bandi diversi, su settori differenti, nell’ambito dell’istruzione ma non solo. In molti casi è probabile che, dati anche i tempi relativamente stretti dei bandi e la loro complessità, i Comuni abbiano privilegiato investire il loro tempo per interventi rispetto a cui avevano competenze più consolidate. Ricordando che la Basilicata è al 18 esimo posto, quindi in fondo alla classifica ISTAT, per posti in asili nido (14 posti ogni 100 bambini 0-2 anni ) e questi pochi posti sono anche più costosi se pensiamo che in Basilicata si dedicano circa 4 mila euro per la spesa per asili a fronte di 5 mila della media italiana, rivolgiamo un appello agli assessori all’istruzione di tutte le realtà comunali della nostra regione a fare rete con le associazioni del terzo settore attive nel campo dell’istruzione e dell’educazione, con le cooperative che gestiscono i servizi comunali affinché credano nell’ importanza degli asili nido per contrastare la povertà educativa e favorire l’ occupazione femminile e candidino progetti per la costruzione e la gestione di asili nido, perché le risorse anche per la gestione anche nel futuro ci saranno e nel frattempo si sarà alzata la qualità della vita della comunità.