Raffaella Bonomi è partita stamattina da Lumezzane per raggiungere in bici Grumento Nova, intorno al 20 agosto, paese della mamma Marisa. “Verrà accolta al suo arrivo in Piazza Sandro Pertini” dichiara il Sindaco Antonio Imperatrice.
Le sue dichiarazioni prima della partenza per Grumento Nova pubblicate sulla pagina facebook ci.vado.in.bici.:
- Perché Grumento Nova?
Val d’Agri, Basilicata, provincia di Potenza, dove mia madre è nata e cresciuta prime di migrare in Lombardia con la sua famiglia. È il paese dove da bambina ho trascorso le mie vacanze con i miei genitori, mio fratello, i miei cugini, i miei zii, dove tutta la famiglia si riuniva attorno a tavolate sempre troppo piccole. Dove da più grande sono tornata, dove tutto raccontava una realtà diversa da quella che vivevo. Dove ho cominciato a chiedere. Dove scappavo per rifuggire le località marittime più ambite e affollate. Dove ho portato e mandato amici dal nord. Dove voglio arrivare in bicicletta.
- Perché Lumezzane?
Nota città industriale, una delle mete più fortunate per chi era in cerca di aspettative di vita e di lavoro migliori durante gli anni delle grandi migrazioni interne.
1980 è l’anno in cui mia madre con la sua famiglia arriva qui. I terù, i terroni.
1987 è l’anno in cui sposa un lumezzanese, quello che sarà mio padre.
1989 – 2004 gli anni in cui ci vivo. Qui ho frequentato le scuole, ho fatto la prima Comunione, ho intessuto quella rete sociale e d’amicizia che dura una vita.
- Perché da qui a là?
La storia della mia famiglia, piccola e grande, è un frammento della Storia d’Italia. Parla da un lato di migrazione e di sradicamento, dall’altro di accoglienza e di integrazione. È storia sociale, culturale ed economica del posto lasciato e di quello raggiunto.
Nata in una società prettamente industriale, sento che non posso ignorare che la mia famiglia materna viveva di terra.
Una storia da non dimenticare, da mettere insieme, da ridisegnare con il mio pennello preferito: la bicicletta.
- Perché i patrocini?
Per dare ufficialità al viaggio. Per ricordare a me, a tutta la famiglia, ad entrambe le comunità da dove veniamo, chi eravamo, chi siamo.
E perché credo che le istituzioni pubbliche abbiano l’onere di riconoscere e tutelare il valore della lentezza.