Giovedì 4 ottobre u.s. è stata la giornata di presentazione del progetto chiamato “EPIBAS” i cui scopi ed i cui limiti sono a noi poco conosciuti e scarsamente delineati. Che la situazione sia tale lo possiamo constatare leggendo i giornali di quest’ultima settimana dove persiste una vera e propria confusione tra “sorveglianza sanitaria” e “sorveglianza epidemiologica” che sembrano la stessa cosa mentre non lo sono.
Quella mattina il progetto è stato presentato ai sindaci ed ai cittadini (la scarsa presenza è stata forse dovuta al giorno infrasettimanale e lavorativo) mentre il pomeriggio è stato dedicato ai medici di famiglia reclutati nella sorveglianza sanitaria dei 28 comuni inseriti nello studio. Negli ultimi giorni sono iniziate le rimostranze di alcuni sindaci esclusi dal progetto come quello di Castelsaraceno (presenza di un pozzo ENI dismesso dal 1997 e mai avviato a bonifica pur essendo inserito nel piano regionale dei siti da bonificare (!) ) il quale segnala uno strano aumento di patologie tumorali – queste le parole che afferma il sindaco di quella comunità – cui sicuramente vanno date le relative risposte; ed i sindaci di Marsico Nuovo e Calvello che pure rientrano nella “Concessione Val d’Agri” e che non trovano i propri nominativi pur ospitando pozzi sui propri territori. Possiamo comprendere le preoccupazioni del primo cittadino di Castelsaraceno in quanto proprio la V.I.S. dei comuni di Viggiano e Grumento Nova, passando in rassegna le ricerche internazionali sulla pericolosità anche dei pozzi dismessi, ha potuto evidenziare come da quei siti vi sia un continuo rilascio di idrocarburi non metanici che – come si sa – comprendono al loro interno sostanze inquinanti pericolose di 1° e 2° classe cancerogena (IARC: International Agency for Research on Cancer).
Alla riunione pomeridiana definita “riunione tecnica”, purtroppo erano presenti soli 5 medici di famiglia (anche questa cosa è grave), ed in meno di mezz’ora sono state proiettate ed esposte le slide che racchiudevano i concetti generali del progetto.
Qui ci permettiamo di fare alcune osservazioni nello specifico:
1) lo studio VIS viene relegato ad una mera ricerca che rientra in letteratura ma la cui utilità per le finalità dello studio EpiBas è evidentemente ritenuta alquanto relativa, contraddicendo peraltro quanto andava affermando l’assessore regionale Pietrantuono in varie circostanze ed in particolare in occasione della presentazione pubblica della VIS a Viggiano il 22 settembre 2017, dove lo stesso rimarcava che lo studio sulla Val d’Agri non poteva non prescindere dalla presenza del collaudato gruppo di studio con il coordinamento del CNR che aveva portato a termine la VIS;
2) il progetto ci sembra debole se si tiene conto del tempo avuto a disposizione (ricordiamo che l’istituzione di FBRB è del 2014!), contiene uno screening sulla popolazione alquanto generico, che non tiene conto delle conoscenze più attuali, dei metodi e dei dati disponibili anche in riferimento ai luoghi cui saranno sottoposti allo studio;
3) che seppure sono previsti esami di laboratorio di routine del campione selezionato e la crioconservazione in biobanca di materiale genetico, niente è indirizzato specificamente alle patologie respiratorie, oncologiche ed in particolare a quelle cardiovascolari che sembrano essere addebitabili per lo più agli stili di vita (questo è stato detto), non tenendo conto dell’impatto anche degli inquinanti ambientali, come dimostrato e assodato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. A questo proposito se si fosse tenuto nel debito conto quanto già fatto, poteva essere preso in considerazione un progetto di studio ad hoc degli impatti di alcuni inquinanti derivanti dall’attività estrattiva, su indicatori di rischio cardiovascolare, come ad esempio l’ispessimento parietale intima-media delle arterie (in particolare quelle del collo e le cardiache), marcatori genetici ed epigenetici specifici (vedi studio SEPIAS), che era stato proposto ormai quattro anni fa dal Dr. L. D’Elia, dell’ Università di Napoli “Federico II”;
4) ad oggi non sappiamo che fine ha fatto lo studio di coorte residenziale sui comuni della Val d’Agri che fu proposto dal CNR, visto che è stato già fatto nei comuni di Viggiano e Grumento Nova;
5) il campione di 1900 cittadini da reclutare in 28 comuni appare sottodimensionato rispetto ai 200 cittadini studiati dalla VIS nei soli comuni di Viggiano e Grumento Nova, che era stato criticato per ridotta dimensione, evidentemente a sproposito.
6) lo studio realizzato dai Comuni di Viggiano più propriamente conosciuto come VIS, riconosciuto come studio epidemiologico (http://www.epiprev.it/pubblicazione/epidemiol-prev-2018-42-1), si è reso indispensabile per sopperire alle carenze regionali sia in ambito di controllo ARPA, sia in ambito più propriamente autorizzativo e legislativo in capo all’istituzione regionale. Aver consegnato uno studio che non è solo letteratura scientifica, ma un punto di partenza per quanti vorranno effettivamente ricercare, studiare, analizzare, ed eventualmente assumere poi decisioni ai fini di prevenzione primaria è stato decisivo ed è un punto di merito delle due amministrazioni! Infine, vogliamo sottolineare che lo studio VIS è stato cofinanziato, ed i costi sono regolarmente pubblicati, mentre ignoriamo le poste in bilancio per l’EpiBas.
Concludendo possiamo affermare che EpiBas è uno studio di sorveglianza sanitaria e non uno studio epidemiologico, e come tale non paragonabile alla V.I.S. che vogliamo qui ricordare si basa sulla valutazione del numero di casi di morte, di malattia, di anni di vita persi, attribuibili all’impatto ambientale di un certo intervento (sia esso un impianto, un progetto o un piano), senza riferimento a limiti normativi ma sulla base dell’incremento di inquinamento previsto, stimato proprio a partire da misure ambientali, misure individuali o stime modellistiche (valutazione dell’esposizione).
Ci duole ammettere come lo studio portato avanti dai comuni di Viggiano e Grumento continui ad essere tenuto in disparte in maniera strumentale , vero è che non viene utilizzato né per le nuove autorizzazioni AIA/VIA né per quelle già autorizzate; eppure le linee guida ministeriali sulla VIA (DL 104 del 16/06/2017 ) in recepimento della Direttiva UE 52/2014) parlano specificamente di istituire una valutazione di impatto sanitario. Per parte nostra continuiamo a ritenere che l’adozione della VIS dovrebbe essere recepita nella legislazione regionale per assicurare vere misure preventive per i cittadini che abitano nelle aree estrattive, se realmente si vogliono evitare ulteriori danni alla salute. Come altresì riteniamo indispensabile normare le emissioni in atmosfera degli idrocarburi non metano che sono concausa nelle malattie tumorali.
Pertanto vorremmo capire su quali basi è stato scelto il personale di vertice e quello componente il gruppo di lavoro del progetto EpiBas e conseguentemente come è stato concepito il progetto di studio. A nostro parere non basta avere “l’ombrello” dell’I.S.S. per cercare di aggirare le linee guida da utilizzare in casi come questo a meno che non si tratti ancora una volta, come sospettiamo, (dimostrateci il contrario), di confondere le idee ai cittadini poiché in questi casi la collaborazione tra enti ed istituzioni scientifiche è di vitale importanza.
Dr. Michele Montone, Presidente Commissione VIS comuni di Viggiano e Grumento Nova
Dr. Giambattista Mele, ex presidente ed attuale componente Commissione VIS