Will Wright, ideatore del celebre videogioco “The Sims”, ha definito il gioco “uno spazio di possibilità”, un locus di azione completamente altro, dove vigono regole e schemi ben precisi, ma dove, allo stesso tempo, tutto è possibile, o tutto può sembrarci tale.
La parola “gioco” deriva dal latino “iocus”, in origine “gioco di parole”, o anche “scherzo”, facezia arguta o volgare, che al plurale indica spesso i giochi amorosi, il corteggiamento disimpegnato.
Diversamente, con il termine “ludus” si intende più specificatamente la derisione, ma anche il gioco di azione; ludi erano infatti i giochi pubblici nel Campo Marzio, gli spettacoli dei gladiatori, le battaglie navali, gli agoni sportivi.
A partire dalle suddette etimologie, l’utilizzo moderno di questi termini potrebbe apparire stridente e contraddittorio. Oggi, infatti, per via di un ineluttabile ripiegamento individualistico del modus vivendi, anche il gioco è soggetto a uno stravolgimento di significato e di modalità. “Gioco” non è più unicamente spazio aperto, pausa ricreativa o sana occasione di competizione; “gioco” ha assunto toni, intervalli e tempi diversi, diventando spazio chiuso, sfida immaginaria o astratta e talvolta incomprensibile delirio di onnipotenza.
Si parla tanto, ad esempio, di gaming o di gambling, intesi quali sinonimi del gioco d’azzardo patologico. Parallelamente, appare di eguale diffusione il termine “ludopatia”, considerata come la dipendenza patologica dal gioco d’azzardo.
Pare, quindi, che i termini “iocus” e “ludus” abbiano perso la propria genuinità, per cedere il passo alle esigenze di una società che tende a monetizzare tutto ciò che la circonda. Un po’ come accade nella fantasiosa distopia di Aldous Huxley, “Il mondo nuovo”, che descrive una società in cui persino i giochi esistono unicamente in quanto soggetti portanti della struttura economica.
Tuttavia, non bisogna pensare che la ludopatia sia un fenomeno recente, anzi, già nella storiografia antica veniva descritto come una pratica di ampia diffusione. Tacito, ad esempio, nella monografia “Germania”, criticava i popoli barbari per l’eccessivo accanimento al gioco dei dadi, una sorta di moderna ludopatia, per la quale si arrivava persino a mettere in ballo le proprie libertà personali a costo di vincere.
È da questi presupposti che nasce l’iniziativa “Non chiamiamolo gioco. Azzardo, famiglie e territorio”, un evento che, a partire dagli ultimi dati allarmanti relativi al cosiddetto “gioco d’azzardo patologico” (G.A.P.), si propone di sensibilizzare la cittadinanza e il mondo giovanile alla questione della ludopatia.
L’iniziativa, tenutasi venerdì 5 luglio 2019 presso il Centro sociale Alberti Marone (Viggiano), è stata organizzata dal Forum Giovanile di Viggiano, dall’Associazione Supertramp, da Libera Val d’Agri e dall’Associazione Famiglie “Fuori-Gioco”, con il supporto del Comune di Viggiano.
In virtù della complessità e della varietà della tematica, molteplici sono state le analisi e le argomentazioni addotte. A partire dagli aspetti tecnici della questione, approfonditi con il dott. Michele Petrone, comandante della Polizia locale nei comuni di Tramutola, Marsicovetere e Paterno, il quale ha offerto una puntuale panoramica sull’analisi della normativa di riferimento, il regime amministrativo sui giochi leciti e le ultime disposizioni in Basilicata sulla prevenzione. Successivamente è emerso il punto di vista psicologico della questione, con la dott.ssa Patrizia Bruno, psicologa nonché Assessore del Comune di Marsicovetere, esperta di dipendenze, la quale ha arricchito l’incontro con la definizione tecnica di gioco d’azzardo patologico, i fattori di rischio (tra cui le esperienze familiari, la vulnerabilità caratteriale, l’intolleranza alla noia e alla frustrazione), le modalità per riconoscere il giocatore, l’aspetto biologico della dipendenza (per via del ruolo svolto dall’insula, una struttura della corteccia cerebrale che rappresenta il regno delle emozioni). Proseguendo sul filone medico/patologico con il dott. Donato Donnoli, direttore dell’Unità operativa del Ser.D. (Servizio Dipendenze) di Villa d’Agri, che ha incentrato la sua esposizione sul mondo giovanile e i comportamenti d’abuso.
Non è mancata la presenza istituzionale, garantita dall’avv. Rosita Gerardi, Assessore alle Politiche sociali nel Comune di Viggiano, e dall’avv. Gelsomina Sassano, Sindaco di Marsiconuovo. Proprio quest’ultima ha recentemente firmato un protocollo d’intesa con l’Associazione Famiglie Fuori-Gioco, con cui l’amministrazione si è impegnata a mettere in atto una serie di iniziative volte a combattere la piaga del gioco d’azzardo.
E ancora, prezioso si è rivelato il contributo delle due associazioni presenti, entrambe impegnate sul territorio nella lotta al gioco d’azzardo: Libera Val d’Agri, con la dott.ssa Maria Antonietta Maggio, e la già citata Associazione Famiglie Fuori-Gioco, con il suo presidente Michele Cusato. La prima ha raccontato l’esperienza di Libera a sostegno delle attività “virtuose”, ossia quei bar, ristoranti o pasticcerie che hanno scelto consapevolmente di non favorire la ludopatia con le slot machines o la vendita dei “gratta e vinci”. Il secondo, invece, ha narrato l’esperienza della sua Associazione, riportando alla mente le vicissitudini personali che lo hanno condotto ad unirsi e a rappresentare Famiglie Fuori-Gioco, confessando apertamente la sua esperienza come ex-giocatore.
Il fulcro della serata è stata la proiezione del cortometraggio “Ragazzi soli”, ideato e realizzato dall’agenzia di comunicazione Exibarte, con la regia di Alberto Nigro. Un cortometraggio realizzato da giovani per parlare ad altri giovani al fine di diffondere consapevolezza e di favorire la prevenzione.
“Ragazzi Soli” è la storia di tre personaggi che, per via di alcune problematiche economiche, sociali e familiari, si ritrovano a sperimentare solitudine e isolamento. Il cortometraggio mette in luce l’aspetto psicologico della dipendenza, le sue implicazioni familiari e sociali, l’inevitabile coinvolgimento del mondo giovanile, l’alienazione cui conduce questa drammatica subordinazione al gioco. Non rinuncia, tuttavia, a lanciare un ultimo messaggio di speranza, quello di coltivare la possibilità di ricominciare, che rappresenta l’estremo appiglio alla vita.
Al termine degli interventi, per manifestare la volontà concreta di contrastare la dipendenza dal gioco d’azzardo, anche il Comune di Viggiano ha firmato il Protocollo d’intesa dell’Associazione Famiglie Fuori-Gioco, simbolo di un’unione significativa a favore di una serie di iniziative volte alla sensibilizzazione, informazione e prevenzione, oltre che all’istituzione di alcuni sportelli per l’ascolto e di gruppi di mutuo aiuto.
Non sono mancati interventi da parte del pubblico, riflessioni, perplessità, ma anche delicate testimonianze dirette, che hanno restituito un quadro drammatico del gioco d’azzardo, che può andare oltre le problematiche economiche, conducendo addirittura alla disgregazione familiare, al completo distacco dalla realtà, a una lenta e inarrestabile autodistruzione.
Insomma, la dipendenza dal gioco d’azzardo esiste, è più diffusa di quanto si pensi, assume forme e fisionomie tra le più svariate, può “possedere” uomini e donne di ogni età ed estrazione sociale, ha un potere incredibilmente forte, seduttivo, talvolta distruttivo.
Il protagonista dell’opera “Il giocatore” di Fedor Dostoevskij afferma al riguardo in un passo dell’opera:
«Fui effettivamente dominato, al di là di ogni sfida della vanagloria, da una tremenda sete di rischio. Può darsi che, dopo essere passato attraverso tante sensazioni, lo spirito non finisca affatto col saziarsene, ma ne tragga soltanto un’esaltazione che lo spinge ad esigerne sempre di nuove e sempre più forti, fino alla definitiva estenuazione.»
Le riflessioni emerse nel corso dell’evento suggeriscono apertamente il recupero dell’autentico significato della parola “gioco”, scoraggiando l’abuso di questo termine. La definizione di un problema può costituire un primo passo verso la sua risoluzione. Quindi, non chiamiamolo gioco!
Aurora Alliegro
Per tutte le altre foto cliccare sul link dell’Associazione Supertramp con foto di Gianfranco Grieco:
La diretta dell’evento: