Per la Cia la legge nazionale di sistema specifica per il biologico può rappresentare, dunque, un’opportunità cruciale per esplorare e capitalizzare tutte le potenzialità produttive del comparto, sia a difesa dell’ambiente che della salubrità dei prodotti e per un forte legame con i territori di produzione. Il settore è di assoluto rilievo anche sul piano dell’occupazione, avendo aumentato la forza lavoro del 71% nell’ultimo decennio. Il Ddl contiene misure importanti per favorire l’ulteriore crescita dell’agricoltura bio che conta 2 milioni di ettari coltivati, impegna 80.000 operatori e vale 3,5 miliardi di euro. Nello specifico, saranno portatori di sviluppo, sia sotto il profilo economico che ambientale, i biodistretti e tutti gli strumenti di aggregazione, oltre all’istituzione di un marchio biologico italiano. Infine, conclude Cia, con una legge nazionale sul bio si potrà contare concretamente su un pilastro fondamentale per la costruzione del futuro agricolo come indicato dal Green Deal Ue, che vede proprio nel biologico uno dei driver principali per la transizione del sistema agroalimentare verso la sostenibilità. La sfida europea è di arrivare entro il 2030 a destinare il 25% dei terreni agricoli al bio e vede l’Italia è in vantaggio, con una percentuale di coltivazioni al 16%, contro l’8% della media Ue.
Per Cia-Agricoltori è questa un’ulteriore e significativa opportunità per raggiungere l’obiettivo indicato nel Progetto ”Il Paese-la Basilicata che Vogliamo”: fare della nostra regione un moderno areale bio-economico e bio-tecnologico, puntando su una reale interazione tra risorse endogene, innovazione, economia della conoscenza, connettività digitale e la coesione territoriale e sociale.
Secondo Cia-Agricoltori la strategia dal produttore al consumatore, quella della biodiversità, il new green deal, riassegnano una strategica centralità all’azienda agricola e al settore primario.
In Basilicata tali processi produttivi eco-sostenibili rappresentano un importante valore aggiunto se finalizzati a sostenere le produzioni di qualità ed intensive che rappresentano gran parte dell’export lucano, il rilancio delle produzioni estensive agro-zootecniche e forestali sono l’occasione per costruire filiere e reti d’imprese territoriali e mercati di prossimità, aprendo a relazioni economiche con la filiera delle PMI della trasformazione e della distribuzione Regionale. Al centro di questa strategia c’è il Progetto di distretto regionale per la sostenibilità e l’innovazione agro-alimentare, zootecnico e silvo-forestale. Una struttura che deve avere fra i principali scopi quello di intercettare i benefici delle bio-attività, e dell’economia verde e sostenibile, che in raccordo con i dipartimenti competenti dovrà sovraintendere alla banca/registro dei crediti ambientali e di carbonio, ai processi di riconversione e alla bonifica degli areali degradati, oltre a valorizzare le aree marginali con investimenti nel campo della chimica verde e nelle produzioni no-food, oltre definire e gestire il marchio d’area che scaturirà dal New green deal lucano.