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L’incredibile storia di una regione rimasta senz’acqua

Macché crisi climatica; una sciocchezza il riscaldamento globale; una corbelleria l’allarme siccità. Se la Basilicata è a secco – acqua erogata con il timer ai 140 mila abitanti di Potenza e di altri 28 comuni lucani – la colpa non sta del cambiamento del clima. Bensì è del cambiamento normativo. Sono state aggiornate le regole sulla sicurezza delle dighe, e di conseguenza è stato svuotato d’autorità uno dei laghi artificiali che dissetavano la Basilicata. Ecco la storia che da maggio lascia secche le condutture della regione più piovosa del Mezzogiorno, la più boscosa e più ricca di acqua, quella che disseta perfino l’Acquedotto Pugliese fino all’estremità di Santa Maria di Leuca. I pugliesi bevono acqua lucana; i potentini ogni pomeriggio riempiono taniche e secchi in vista del razionamento.

La diga del Camastra forma il lago che disseta a singhiozzo Potenza e parte dell’agricoltura della Basilicata. Il 21 marzo 2019 la sede di Napoli dell’Ufficio tecnico dighe, ministero delle Infrastrutture, con la nota R.U.0007055 aveva intimato al gestore dell’impianto – era un ente dal nome carrozzonesco, Eipli, Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia Lucania Irpinia – di svuotare gran parte del bacino artificiale del Camastra.

Così le paratoie sono state aperte, l’acqua è defluita e il pelo dell’acqua è stato portato dalla quota di 531,6 metri sul livello medio del mare alla quota di 524,6 metri, cioè sette metri più in basso. Il lago non si vede più; una distesa di fango chiaro attornia una pozzanghera di 420 mila metri cubi di acqua torbida invece dei 32 milioni di progetto. Il 30 novembre sarà finita anche quella pozzanghera limacciosa. Attenzione. Non c’è solamente il problema delle paratoie non a norma e dello svuotamento d’autorità del lago. Sulla Basilicata si è raddensata una congiunzione astrale di eventi.

Contromisure. Si sta lottando contro il tempo per realizzare in pochi giorni un impianto di sollevamento temporaneo. Entro martedì o mercoledì una conduttura lunga alcuni chilometri prenderà circa 400 litri al secondo di acqua dal sottostante Basento, dove il fiume lasciata Potenza lambisce Castelmezzano e Albano di Lucania, e la alzerà fino al lago disseccato, e poi sarà purificata dall’impianto di potabilizzazione di Masseria Romaniello. Cioè i potentini si riberrebbero l’acqua che hanno usata. Non ci sono problemi di inquinamento: il direttore tecnico scientifico dell’Arpa Basilicata, Achille Palma, conferma che “la situazione è tranquillizzante. Solo due leggeri superamenti, tensioattivi (0,3 rispetto a 0,2) e fosfati (2,8 rispetto a 0,7), sostanze che comunque potranno essere trattate dal potabilizzatore. Alla luce di quanto rilevato, l’acqua viene classificata in A2 e può essere destinata al consumo umano”.

Fonte Il Foglio

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