Petrolio in Val d'Agri e Valle del Sauro

L’Osservatorio Popolare della Val D’Agri sull’Operazione “Energy valley” dell’Eni

I “grandi progetti” di riqualificazione urbana e sostenibilità di Eni in Val D’Agri ai quali la stampa locale sta dando rilievo in questi giorni dettagliandone i contenuti, fanno venire in mente proprio come la pubblicità televisiva sulla riconversione green della multinazionale sanzionata dall’Antitrust con 5 milioni di multa contro il colosso petrolifero, un’ unica considerazione: “sull’ambiente non si specula”!

Come può Eni convincere della bontà e della efficacia dei propri progetti se le emissioni odorigene e di rumore dal Cova non sono mai cessate, anzi hanno registrato picchi proprio in questi giorni’?

Mercoledì 11 novembre l’aria nel Comune di Viggiano era intrisa di un odore nauseabondo di zolfo, e di notte, i rumori tolgono il sonno fino a mattino inoltrato.

Eni informa che la mattina dell’11, nel corso di alcune attività di manutenzione ordinaria, si è verificato un evento di visibilità della torcia del Centro Olio Val d’Agri (COVA) della durata di circa 2 minuti. Lo stesso è stato determinato da un blocco dei compressori dell’unità di raffreddamento dell’impianto. Eni conferma che il COVA ha sempre operato in condizioni di assoluta sicurezza e che non c’è stato alcun rischio per le persone e l’ambiente. Infatti, i dati di monitoraggio della qualità dell’aria in prossimità del COVA non hanno registrato alcuna anomalia. Eni ha immediatamente informato tutti gli Enti e le Autorità competenti.

Chi ha deciso di rimanere in Val D’Agri, di ritornarvi o di trasferirvisi ha fatto questa scelta pensando al proprio territorio con amore, alla propria terra con dedizione, certo non avrebbe mai potuto prevedere che questa  si sarebbe trasformata  in una vera e propria terra dei fuochi!

Solo pochi giorni fa si è avuta l’ennesima perdita al Cova: acqua di strato, un fenomeno di vasta entità e gravità che interessa -per ammissione della stessa Eni – un’area di 50 mq all’interno del Centro Olio da cui passa la condotta di reiniezione verso il pozzo Costa Molina.

Il suolo lucano, la cui coltivazione per anni è stata non soltanto fonte di sostentamento, ma essenza stessa dello scorrere della vita quotidiana del popolo lucano alla quale venivano affidate tutte le speranze, i sogni, le prospettive di miglioramento della propria esistenza, ormai ridotto a un colabrodo!

Non ci può essere rassegnazione per lo scempio operato dai nuovi padroni della terra lucana, neanche se ci regalano oasi di agrivanda, la fiducia non si compra con il danaro!

Gli accordi firmati da Eni con Regione Basilicata nel lontano 1998 prevedevano ben altro, non ci lasciamo più ingannare.

 

Osservatorio Popolare della Val D’Agri

 

Vi riproponiamo l’intervista al Direttore dell’ARPAB Tisci che ci ha gentilmente rilasciato qualche giorno fa:

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