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Lunga Vita al VAR!

Tra polemiche e veleni oggi torna il campionato.

Parto da una premessa: mercoledì 30 Ottobre, allo Stadio “San Paolo”, credo di aver assistito ad una delle partite di calcio più belle degli ultimi decenni.

Ho comprato il biglietto dell’incontro tra Napoli ed Atalanta perché ero sicuro di partecipare  ad un evento in cui  sarebbe inevitabilmente emersa la differenza tra due idee di gioco opposte, ma entrambe spumeggianti e spettacolari.

L’intensità e la qualità di palleggio espressa dai ragazzi di Gasperini da un lato, la bellezza e l’armonia di una manovra caratterizzata da sincronismi perfetti e da una pericolosità costante come quella degli azzurri.

Il primo tempo di Mercoledì, all’interno del tempio di Fuorigrotta, ha messo in luce tutte le potenzialità e la modernità che il calcio Italiano è in grado ancora di esprimere.

Nel corso della ripresa, è emersa però tutta la difficoltà, da parte del nutrito gruppo arbitrale, di gestire al meglio l’utilizzo del VAR.

All’85’, un placcaggio evidente di Kjaer su Fernando Llorente in area orobica non viene sanzionato dall’arbitro Giacomelli.

Sulla ripartenza seguente, dopo circa venicinque secondi, arriva il gol del pareggio di Ilicic.

Al monitor del var c’è l’espertissimo fischietto livornese Banti, il quale evidentemente non ritiene opportuno richiamare alla revisione assistita l’arbitro in campo.

Quello che succede in campo nei minuti successivi è veramente paradossale: Giacomelli accerchiato da tutti i calciatori e dallo staff tecnico partenopeo, decide di esaminare attentamente l’episodio affidandosi però soltanto alle indicazioni via auricolare che gli pervengono dalla “cabina” VAR.

Per circa sette minuti si attende che Giacomelli vada personalmente al monitor a verificare un episodio che ha irrimediabilmente alterato il risultato finale del match.

Quel momento non arriverà mai.

Viene allontanato addirittura un gentlemen quale Carlo Ancelotti, il San Paolo è oramai una polveriera ma nulla cambierà.

Questo episodio crea un discrimine importante nell’utilizzo del VAR: si è compiuto un salto all’indietro di dimensioni incalcolabili nella riduzione degli errori arbitrali.

Non è in discussione la valutazione in sé dell’accaduto in campo, ma il fatto che il direttore di gara  si sia volutamente sottratto alla personale revisione al monitor nonostante l’evidenza di un contatto fortemente dubbio.

Il Quesito, tanto semplice nella forma ma complicato nell’effettiva risoluzione, diventa questo:  a cosa serve la tecnologia in campo se un arbitro può permettersi di ignorare la presenza dello strumento?

A Nicchi e Rizzoli, l’ardua sentenza.

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