Oggi la RAI torna a parlare di bellezze naturali e lo fa partendo da Guardia Perticara. Mario Tozzi , il famoso geologo televisivo, nel suo giro d’Italia attraverso le bellezze naturali parte dai Borghi e, dunque, oggi tocca a Guardia Perticara. Io voglio descriverlo prima di quello che ascolteremo dalle parole del famoso geologo all’interno della trasmissione condotta da Camilla Raznovich: nella puntata speciale del “Kilimangiaro”. Vi parlo di un luogo, di un luogo dell’anima.
Descrivere un luogo dove poi ci sia un’anima e poter poi arrivare a dire il Luogo dell’anima ci porta obbligatoriamente a fare uno sforzo di etimologia dei termini tale da definire bene i significati ed associarli ai luoghi che evocano ricordi, stati d’animo o fantasia e visoni per un futuro diverso e, forse, migliore.
Dunque il luogo è, ovviamente, uno spazio geograficamente definito dove l’emotività del vissuto trova spazio e forma. L’elemento soggettivo supera l’aspetto oggettivo di dati e riferimenti puramente fisici; il luogo acquista importanza per i sentimenti, i ricordi e le suggestioni che trasmette al singolo individuo, attraverso modalità del tutto personali. I paesaggi, cioè, “quella realtà materiale che si sostanzia in forme, in fattezze visibili, rivestite di colori, e non di rado si esprime anche in suoni ed odori”; i paesi – quello che Cesare Pavese dice che ci vogliono non fosse altro che per il gusto di andarsene via, quel paese che ci aiuta a dire di non essere soli e a farci essere consapevoli che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di nostro, che anche quando non ci siamo resta ad aspettarci – sono mosaici completi di tessere che ritengo possiamo considerare i nostri luoghi dell’anima.
Il luogo dell’anima era il barbiere dove ci si andava per radersi e per ascoltare ciò che diceva il maestro (u muastr) che sapeva leggere ed ascoltava la radio, sapeva essere gentile e garbato ed ai bambini dava lo schiaffetto sulla nuca al termine del taglio dei capelli; il luogo dell’anima era il sarto che aveva conoscenze della scrittura e sapeva usare il metro ed aveva modo di stare vicino ai signori per realizzare i loro abiti, ed aveva la pazienza che un buon sarto usava per cucire gli abiti per accontentare i suoi clienti. Cosi, proseguendo per il falegname, il fabbro o l’armiere. Il luogo dell’anima componeva il centro abitato, ne forniva la forma intangibile con colori, odori e suoni ma anche con il parlare e l’ascoltare. Era quell’aspetto cognitivo che ogni paese si disegnava attorno ai propri confini; così che vi erano paesi di vaccari o di commercianti, ma anche di mietitori e di potatori. Era quello che oggi chiamiamo atmosfera industriale: quel capitale che le aree mettono a disposizione di quanti vogliono fare impresa. I luoghi dell’anima erano i rioni (u cj’nanzj) dove viverci significava appartenere ad un condominio allargato che aveva, ed in parte in alcuni paesi ancora ha, i suoi lati negativi ma tanti altri lati positivi.
I luoghi dell’anima sono i posti dove ti senti libero di essere solo ma mai in solitudine.
I luoghi, nei nostri paesi, hanno sempre una storia da raccontare ma occorre scovarle le storie; vi è un continuo bisogno di operazioni di maieutica o di elicitazione per tirare fuori l’anima dei nostri luoghi, quell’anima che l’uomo operoso sapeva tener viva con la sua capacità di industriarsi e sentirsi orgoglioso di costruire qualcosa.
Oggi molti vivono, invece, in non luoghi, in quei posti anonimi che hanno un ridondante cliché privo di legami con la storia e che non stimolano la mente limitandosi ad offrire solo soluzioni ai problemi. Ecco perché valeva la pena parlare di Guardia Perticara, al netto di quanto dirà Mario Tozzi nel suo viaggio attraverso l’Italia dei Borghi.
(per chi volesse rivedere persone e luoghi degli anni settanta allego un link: https://www.youtube.com/watch?v=xh3axXhsj0E)
Gianfranco Massaro – Agos