di Antonio Corbo
Negli ultimi anni Emilio Lastrucci ha intensificato la sua attività e produzione poetica, pubblicando opere che raccolgono componimenti in massima parte inediti, salutate dalla critica e dal pubblico con estremo favore. Le ultime quattro raccolte (Semi alati, Rapsodia dell’effimero, Attesa del passato, Mattini) sono state tutte edite, in una veste alquanto pregiata, da Pensa Multimedia. L’ultimo dei lavori citati, fresco di stampa e da qualche settimana immesso nei circuiti della distribuzione editoriale, raccoglie sessantasei poesie, di varia ampiezza, tutte di notevolissimo pregio, per comporre le quali l’Autore ha speso gli ultimissimi anni, fatta eccezione per alcuni versi giovanili, riproposti in una versione parzialmente rivisitata. Le poesie raccolte nel volume hanno tutte in comune una genesi legata ad un preciso momento del
giorno: il sorgere del sole, nonché, in larga parte, ambientazioni ove risultano chiaramente riconoscibili sfondi e squarci paesaggistici delle terre lucane. Il letterato e accademico di origini romane, infatti, si è, com’è noto, naturalizzato in questa regione da oltre un quarto di secolo e qui ha trovato la sua dimensione esistenziale più propria, nonché i luoghi dell’animo che suscitano in forma privilegiata la sua ispirazione creativa. Tale caratteristica appare quantomai evidente nel componimento dedicato a Rocco Scotellaro, ma risulta diffusa in moltissimi altri passi dell’intera silloge, cosi come già nelle raccolte precedenti.
L’elemento della fase aurorale del giorno, da cui deriva lo stesso titolo della raccolta, come richiamato nella Sinossi, “acquista valore simbolico in ragione del tema portante di questa fase matura
dell’elaborazione poetica dell’autore: il deprimente scenario di un mondo ancora devastato dagli orribili mali che avevano afflitto il secolo passato e il cui incubo nel momento della transizione al nuovo millennio si era avuta l’illusione fosse svanito”. “A questa dolorosa e pessimista visione di una società afflitta da un crescente degrado fanno da contraltare gli slanci, utopici quanto necessari, verso una prospettiva aurorale, che può prender vita soltanto da un processo evolutivo di cui si renda protagonista la nuovissima generazione (particolarmente suggestivi appaiono i versi dedicati ai nipoti,), volto a trasformare la stessa natura umana, e di cui la dimensione poetica dell’esistenza costituisce il valore e la condizione fondanti”.
Così si esprime l’autore. “Ben venga l’alba oggi a svaporare gli spiriti più impuri, ad iniettare sangue entro l’atmosfera, affinché esploda a giorno pieno l’endemia floreale, dispensando gli aromi a profusione.
Poi, nell’ultimo brivido prima del disgelo, doni il soffio vitale alle nascenti creature, dipinga gli sfondi con le tinte della primavera e invada gli occhi miei di luce, cosicché, abbagliato, devii il mio passo per una strada nuova. (Da Forme di vita, 1980”.
Qualche lettore e lettrice così si sono espressi nel comprarlo:
“MATTINI! Comporre un testo poetico e’ veramente e talmente notevole sempre emozionante del prof. Emilio Lastrucci.
Le faccio i miei complimenti, bello l’impianto, personaggi delineati molto bene, lettura scorrevole, mai noiosa e piena di sorprese.
Bellissimo, lo consiglierò sicuramente. Ha un titolo accattivante, che incuriosisce; giusto merito alla accademico.. “Il peso specifico dell’amore”. E’ uno sprone!.
Le sue parole mi hanno aperto la mente e le hanno ridato la luce e la forza che tanto amo in un momento in cui, le avevo messe da parte!.
Entra diretto nella mia top 10
Ricco di spunti, riflessioni e stimoli. Un libro capace di emozionare, attraverso la risata o le lacrime e di lasciare una bella traccia.
Bisogno deglutire ogni parola, ogni riga. Il rincorrersi della vita. Grazie all’autore ovvero quando le emozioni hanno un peso.
Altro passo del volumetto di poesie : “
Salpano tra la nebbia i mercantili in anticipo sui primi pigri albori, coi ventri gonfi immersi per intero fendono silenziosi le acque nere smerigliate di schiuma e di bagliori. Le calate più estreme al vecchio molo, tra frangiflutti incrostati di catrame, sono il rifugio notturno dei randagi, assopiti in alcove di cartone a smaltire la sbornia ed il dolore. Sul margine più quieto della darsena, tra vecchie barche in rimessa sulla riva, si gode d’un piacere solitario ad ammirare l’andirivieni monotono dell’onda che trasporta legni marci alla deriva. Dove emergono ciuffi secchi d’alghe, tra iridescenze di stagnanti idrocarburi, guizzano biancheggiando i muggini in pastura insidiati dai tuffi dei gabbiani. La morte perennemente aleggia in questi spazi e stamattina, con un battito d’ali più che mai deciso ha sfiorato il mio capo all’improvviso. (Da Nature morte, 1982) “..
Un volumetto in cui la scrittura dell’autore è più matura e la storia delle sue poesie sono articolate con verità e finzione narrative ben mescolate; di più scrivere con dovizia di particolari, mai scontati, e con una tale vividezza e precisione che tiene col fiato sospeso. E’ un libro che ti scava dentro e ti scannerizza l’anima nel profondo. Irrequieto e bellissimo.
Belle poesie vivide, coinvolgenti, travolge; stilisticamente scorre fluido come il linguaggio parlato. Rende fortemente l’idea di cosa significhi non riuscire a cogliere i sentimenti, di quell’incomunicabilità emotiva tutta postmoderna, di quel peso che assume nelle relazioni;
Leggibilità: qualche ora spesa bene dentro una storia che ha molto da dire. Sensazione di freschezza, coerenza, autenticità, ergo credibilità.
Concludiamo con: “Talora il palmo della mano che poggia leggero sul dorso della tua è un dono inconsapevole, casto e inavvertito;
talvolta è teso invece ad espropriare un tuo fremito, saccheggia l’alito del tuo respiro, trafuga nell’animo un ineffabile sospiro, puro, poiché istantaneo e inavveduto. E appare inconsistente, talmente è leggiadro … e invece è un torrente di luce che invade lo spirito e pesa, quanto pesa l’amore. (novembre 2023)”.