Su 25 impianti del gas metano tra Sicilia e Basilicata, monitorati da Legambiente, in 13 sono state individuate emissioni di metano significative: 15 casi di rilasci diretti (venting) e 68 perdite, per un totale di circa 80 punti di emissione individuati.
Emissioni causate – evidenzia l’associazione ambientalista – da una scarsa manutenzione degli impianti, da possibili guasti, ma anche dalla pratica del venting (ossia il rilascio volontario e controllato di gas in atmosfera).
Le perdite di metano sono una grave minaccia per il clima. Il metano è un gas fino a 86 volte più climalterante dell’anidride carbonica per i primi 20 anni dal suo rilascio in atmosfera. Il monitoraggio è stato realizzato lo scorso ottobre nell’ambito della campagna “C’è Puzza di Gas”, con una termocamera a infrarossi. Le immagini sono state raccolte in un video realizzato da Next New Media che l’associazione ambientalista diffonde oggi. Le perdite sono state individuate in differenti componenti come bulloni, valvole, giunture, connettori e contatori.
Su 13 impianti in cui si sono verificate delle emissioni di metano, 11 sono infrastrutture legate al trasporto di gas fossile, di cui 10 gestite da Snam, 1 da Italgas e 1 da Greenstream BV (Eni e Noc, la compagnia nazionale libica).
“In Basilicata, tra i casi degni di nota – commenta Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata – ci sono il pozzo Monte Alpi 4 in Val d’Agri e una stazione di regolazione nei pressi di Moliterno (PZ). Nel primo caso sono stati individuati due casi di venting, una perdita dall’unità di misurazione e due perdite lungo le tubature per un totale di 5 fonti di emissione. Nel secondo sono state identificate circa dieci fonti di emissione, di cui due per rilascio e 8 perdite da tubature, valvole e connettori. Sovrapponendo i dati della produzione di gas fossile con le perdite stimate che caratterizzano il settore, in generale è possibile che in Basilicata vengano dispersi direttamente in atmosfera tra i 4 e i 36 milioni di metri cubi di gas ogni anno”.
Per quanto riguarda la Sicilia, invece, a Gela sono stati rilevati due casi di rilascio continuo in atmosfera e 9 altre perdite di vario genere dal gasdotto che arriva dalla Libia. Altre emissioni considerevoli sono state registrate a Enna.
Il WWF Italia ha stimato nel nostro Paese dispersioni dirette in atmosfera di gas fossile tra i 3,2 e i 3,9 miliardi di metri cubi, tra perdite strutturali e legate alla scarsa manutenzione
Proposte per frenare le perdite di metano
Oltre a chiedere un sistema di monitoraggio, comunicazione, verifica e norme concrete, per Legambiente è fondamentale che venga fatto un rilevamento e una riparazione delle fuoriuscite di metano (LDAR): “compagnie e gestori energetici dovrebbero essere obbligati a condurre delle attività di rilevamento e riparazione delle fuoriuscite di metano mensilmente, intervenendo immediatamente ed in maniera efficace su ogni perdita. Il regolamento europeo invece propone di intervenire solo sulle perdite di una certa grandezza, lasciando che il resto del gas metano venga sprecato. Ciò contribuirebbe ad evitare il 42% delle emissioni dirette che si verificano oggi in Italia”.
Inoltre si chiede che venga vietato il rilascio (venting) e che la combustione in torcia (flaring) sia limitata ai soli casi emergenziali.