Missanello riceve la corona di capitale europea della cultura per un giorno. Lo fa, sabato ventidue giugno, aprendo le porte della città e con un titolo che ci sta tutto: Storia di un miracolo.
Ti addentri nel paese e, complice il percorso costruito durante la giornata con giochi, esposizione di vecchie foto, di bellezze antiche e l’apertura di vecchi palazzi nobili, ti accorgi che il paese è ben oltre ciò che siamo abituati ad immaginare per una cittadina che registra circa 500 abitanti. Ti prende quel senso di serenità che un luogo sa darti trasformandosi in un “luogo dell’anima”.
Descrivere un luogo, dove poi ci sia un’anima e poter poi arrivare a dire il “Luogo dell’anima” ci porta obbligatoriamente a fare uno sforzo di etimologia dei termini tale da definire bene i significati ed associarli ai luoghi che evocano ricordi, stati d’animo o fantasia e visioni per un futuro diverso e, forse, migliore.
Dunque il luogo è, ovviamente, uno spazio geograficamente definito dove l’emotività del vissuto trova spazio e forma. L’elemento soggettivo supera l’aspetto oggettivo di dati e riferimenti puramente fisici; il luogo acquista importanza per i sentimenti, i ricordi e le suggestioni che trasmette al singolo individuo, attraverso modalità del tutto personali. I paesaggi, cioè, “quella realtà materiale che si sostanzia in forme, in fattezze visibili, rivestite di colori, e non di rado si esprime anche in suoni ed odori”. I paesi – quelli che Cesare Pavese dice che ci vogliono non fosse altro che per il gusto di andarsene via, quei paesi che ci aiutano a dire di non essere soli e a farci essere consapevoli che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei restano ad aspettarti – sono mosaici completi di tessere che ritengo possiamo considerare i nostri luoghi dell’anima.
Missanello presenta al visitatore dapprima la storia dei Monaci Basiliani con una evocazione liturgica antica accompagnata dal suono dell’organo magistralmente suonato dal M° Vittoria Rinaldi, poi in attesa dell’imbrunire della giornata, i Missanellesi offrono un assaggio delle bontà culinarie semplici: biscotti con finocchio, tranci di pizza e frittelle locali, tutte rigorosamente lavorate con olio extravergine del posto, perché Missanello si fregia del titolo di Città dell’olio, per le sue rigogliose piantagioni di Olivo, orgoglio di un’intera comunità. Fin qui ti rendi conto che si sta ancora nella norma, in un ben strutturato target di ospitalità tipico delle giornate legate a Matera 2019. Poi pian piano sale la serenità e ti accorgi di stare in un posto fantastico, miracoloso come il titolo dato alla giornata. Incomincia a prendere forma una sorta di valorizzazione di peculiarità intangibili, che se messi a sistema potrebbero dare ancora un senso al presidio civile e sociale di questi luoghi; mantenendoli come in uno stato di complementarietà ad una vita frenetica che anima la parte d’Italia un po’ oltre la linea del Garigliano, quella parte a cui apparteniamo pur non sentendola nostra. Servirebbe un’inversione di tendenza nell’osservare le problematiche rovesciando i risultati di analisi sociologiche al punto da trasformare forze spingenti in forze trainanti. Basti immaginare i Sassi di Matera che da vergogna d’Italia oggi sono i luoghi più visitati d’Europa. E mentre pensi che forse potremmo vendere il niente come soluzione al logorio della vita moderna per quanti vanno rincorrendo pratiche terapeutiche orientali, ignorando l’esistenza di luoghi dove il silenzio è il protagonista di tutti i giorni. Mentre pensi ciò, dicevo, ti accorgi di essere protagonista inconsapevole della serata, quando una voce, che solo dopo si capisce essere la voce del regista, Giovanni Zurzolo, e non di un turista della giornata, invita a spegnere i telefoni, a fare silenzio ed a seguire i segnali degli attori e collaboratori. Di colpo ti appare, nello scuro, che viene penetrato da un cono fendente di luce, la scena tipica di “Sud e Magia”; tre vecchine stramazzate di fatica giornaliera hanno il tempo di discutere e ripassare in rassegna la vita del paese, con riti e chiacchiere che stanno sul liminare tra una cantilena tipica della fascinazione ed il rosario. È un modo di introdurre la serata con la storia, scritta da Francesca Ambrosio, attrice e sceneggiatrice del posto, che parlerà del miracolo di San Senatro. Succede che mentre le vecchine stavano facendo divertire il pubblico con le loro gag sulla vita quotidiana del paese, arrivano tre ragazzini che informano che nella chiesa c’è un bambino indemoniato. Le vecchine incominciano a preoccuparsi, a recitare giaculatorie e preghiere per questo sfortunato bambino.
Sfilano monaci verso la chiesa, distribuendo candele alimentate da olio di Missanello, ed ognuna di esse rappresenta un’anima perduta. Ci si avvia verso la chiesa S. Nicola Magno rendendosi conto che ognuno recita il suo ruolo, attori, vigili addetti alla sicurezza e pubblico, come in una classica e notoria processione; potremmo dire, con tutto il rispetto, una processione 2.0, interattiva. I vigili danno indicazione al pubblico, interagendo con gli attori e con i visitatori ed i cittadini di Missanello, quasi come se il pubblico fosse parte del copione; ma è, poi, parte del copione, e si rende conto di aver dato vita, con la propria partecipazione, ad una rievocazione di una scena di vita quotidiana d’altri tempi. Perché, poi, a pensarci bene, in questi Paesi ogni dì si recita una parte, la parte di chi sostiene e presidia luoghi dove la magia non è più nel rito della “fascinazione” ma nel resistere al turbinio dello stress moderno senza farsi fagocitare da bisogni che il mondo sta scoprendo inutili e superflui, ma solo funzionali a dinamiche capitalistiche che stanno spingendo oltre la soglia di sostenibilità; ditemi se ciò non è magia o miracolo. E nel camminare prendi atto della calma, dell’Esichia, dice il Monaco priore. Quello stato d’animo di calma, di silenzio interiore che aiuta tutti a superare momenti di sconforto, di tensione ed a recuperare la forza per attendere il miracolo, quel miracolo che poi arriva e ripaga la mamma, del piccolo indemoniato, dei suoi sacrifici per ottenere la grazia. Perché qui al Sud, pur essendo molto superstiziosi, l’Apothete (la rupe di Sparta) resta solo un argomento di storia classica e non una pratica ordinaria per rimediare ad una volontà divina di creare fanciulli con abilità diverse. Ma il Miracolo, a mio parere, sta in mezzo a noi, che stanchi, in cammino da oltre tre ore inerpicandoci per i vicoli del centro storico, prendiamo atto che il nostro silenzio potrebbe essere la risorsa per un nuovo mondo e per una nuova necessità. E così, la storia finisce che l’Esichia, ci aiuterà a recuperare quello stato di calma e di grazia che i monaci Basiliani hanno praticato nei territori di Missanello realizzando rigogliosi uliveti e strutturando terreni agricoli che oggi fanno di questo luogo un luogo di eccellenza per la olivicoltura.
La giornata ha dato modo a quanti Missanello lo conoscevano solo dai cartelli stradali, che la Basilicata è ricca di tanti piccoli Paesi dalla storia nobile, dalla storia grande ma soprattutto dalle potenzialità immense. A Missanello si trovano circa cinquanta ossa, come reliquia, di San Senatro. Chi ha voglia di visitare la Basilicata ma soprattutto chi ha voglia di viverla, deve dimorare per alcuni giorni in questi luoghi, perché così godrà di un patrimonio in via di estinzione che si chiama silenzio e meditazione; perché il silenzio e la meditazione non sono condizioni esclusive del mondo orientale. La giornata si chiude come tradizione vuole, con la “Ruscella”, una fetta di pane “bruschettato” su brace e ricoperta di olio extravergine d’oliva, che non si riesce a descrivere per la sua bontà, perché certe bontà vanno provate. Missanello chiude con decisa positività questa giornata che l’ha vista elevata a rango di capitale e, credo, avrà molto da ricavare perché molti torneranno in questi luoghi dell’anima. Chissà se oltre al Sindaco, ben orgoglioso e consapevole delle peculiarità della piccola cittadina, qualche politico di nuova generazione ne ha preso atto di queste potenzialità ed avrà voglia di valorizzare questo patrimonio che se messo a sistema potrebbe generare sviluppo; chissà!
Da Missanello Città dell’Olio è tutto – Gianfranco Massaro – Agos