Non vi è alcuna correlazione tra la sismicità e le estrazioni di petrolio nella Val d’Agri, in Basilicata. E’ questo uno dei primi risultati del periodo triennale di sperimentazione, richiesto nel 2017 all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), per il monitoraggio della sismicità, delle deformazioni del suolo e delle pressioni di poro nell’ambito dell’attività di produzione di idrocarburi in Val d’Agri. La sperimentazione era stata decisa dal ministero per lo Sviluppo economico dopo le sollecitazioni che erano arrivate dalle istituzioni lucane e dalle comunità locali.
In particolare, dai dati e dalle elaborazioni acquisite in questo periodo di osservazione, i ricercatori dell’Ingv hanno confermato che la sismicità della Val d’Agri ha mantenuto le caratteristiche degli anni precedenti. Inoltre, “per le deformazioni del suolo, le misure geodetiche di alta precisione condotte – è specificato dallo stesso Istituto di geofisica e vulcanologia – confermano che il campo locale di velocità è generalmente coerente con il campo regionale, rappresentando innanzitutto la distensione tettonica appenninica in atto”. Insomma, lo studio avrebbe confermato il mantenimento delle caratteristiche dell’area relativamente ai terremoti. Soprattutto nel territorio dove si trovano i pozzi di re -iniezione. Su proposta del MiSE (competenza ora del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – MASE) la Val D’Agri costituisce uno dei quattro siti pilota per la sperimentazione degli Indirizzi e Linee Guida (ILG) per il monitoraggio della sismicità, delle deformazioni del suolo e delle pressioni di poro nelle aree interessate da attività antropiche. Gli ILG, infatti, definiscono e regolano le modalità di monitoraggio delle pressioni di poro, della sismicità e della deformazione del suolo nelle aree di sfruttamento di georisorse, stabilendo ruoli e responsabilità tra soggetti pubblici e privati coinvolti nell’attività industriale, a garanzia e tutela della sicurezza.
Nel sottosuolo della Basilicata, sono presenti i giacimenti continentali di petrolio con gas associato più estesi d’Europa, oggetto di estrazione di idrocarburi da parte di Eni da oltre 30 anni e, più recentemente, anche di Total.