Stiamo vivendo un periodo lungo di calamità prolungata che comporta per ognuno difficoltà a focalizzarsi su sé stesso, sui propri cari, sul momento presente, su una minima progettualità futura. Tutto ciò che avevamo costruito ora è traballante, ci sembra che ci è cascato addosso un grande macigno e non riusciamo a sollevarlo.
In questi casi molti reagiscono in diversi modi, c’è chi aiuta, chi si dispera, chi si rassegna, chi accetta, ognuno ha le proprie modalità di reagire, aiutare o chiedere aiuto. Insieme siamo una comunità che cerca di risollevare le sorti della propria nazione a iniziare da sé stessi, dai propri familiari, amici, colleghi, vicini.
In questi casi ci si può documentare su cosa è meglio fare per evitare il peggio, per acquistare più fiducia in sé stessi e negli altri, per essere più speranzosi, per spostare obiettivi e sogni più in là, per capire come sopravvivere. Importante è comunque parlarne con qualcuno di fiducia, esprimere dubbi, dolore, sofferenza a qualcuno che può comprendere, consigliare, aiutare, elaborare, indirizzare.
Dico tutto questo stimolato da un caro amico che mi ha posto il seguente quesito:
“Caro Dottore, in questi giorni molto particolari apprezzo moltissimo il Tuo ‘Non Mollate’ con i post su FB chiamati non a caso ‘torneremo a correre’. Però una questione mi turba ed è quello dei suicidi. Nel modo del podismo in una settimana sono successi già due casi (uno dei due era un mio amico) e mi chiedo se possa esserci una correlazione tra quello che stiamo vivendo in questi giorni (una vita coattivamente vissuta in casa senza poterci muovere così come piace tanto a noi podisti) e questi casi drammatici. Un Tuo parere sarebbe cosa molto gradita. Un abbraccio fortissimo, sperando di rivederci presto. Buone cose Dottore.”
È un grande problema non solo per i podisti ma per tanti che alla lunga non reggono questa specie di terremoto quotidiano che sembra non aver termine, questo a causa anche dei pochi strumenti a disposizione per riportare le persone a riorientarsi e riadattarsi a questa nuova vita che non è più come quella di prima dove c’erano tante certezze organizzato a puntino.
Questa insofferenza mi arriva anche direttamente da alcuni podisti, per i quali la corsa è vita, non considerano un male continuare a correre, mi chiedono se fanno bene a correre in casa perché sentono di impazzire, mi dicono che hanno scoperto la corsa per sentirsi vivi e ora manca quella libertà.
Siamo tutti coinvolti, milioni di persone e sui grandi numeri molti non reggono lo stress, il dolore, la privazione, la costrizione, la mancanza di libertà. Per far fronte alla difficoltà di tante persone, si stanno attivando in tutte le regioni numeri di ascolto psicologico.
Comunque dobbiamo seminare bene, dare l’esempio, interessarci all’altro, io a tanti sto chiedendo via telefono fisso, cellulare, whatsapp, messenger una semplice domanda: “Come stai tu e la tua famiglia?” È un inizio per interessarsi e mostrare interesse verso l’altro. Molti si sentono soli, hanno bisogno di essere in connessione. Bisogna essere empatici, mettersi nei panni di chi sta morendo e tutti i famigliari che soffrono in silenzio.
Un caro saluto e a proposito tu e famiglia come state? A presto.
Non si è mai pronti a cambiamenti di vita drastici e improvvisi. L’impatto di un evento considerato imprevedibile, devastante, stressante comporta sensazioni intense e insolite, forti emozioni, comportamenti non abituali. Si rimane sorpresi e impotenti davanti all’imprevisto e inimmaginabile che crea danni, lutti, dolore, perdite enormi.
La vita va avanti, perché la vita è resiliente, sa come svincolarsi dai mille problemi, sa come rimanere sempre a galla nonostante tutto. Ora tocca a noi prendere in mano le redini, decidere momento per momento cosa è meglio per noi.
L’aiuto psicologico può avere l’obiettivo di sviluppare la resilienza nelle persone, aiutare a ricostruire fiducia e relazioni, ricostruire sé stessi, la propria attività. L’aiuto psicologico può avere l’obiettivo di incrementare fiducia e pazienza in attesa di ritornare gradualmente alla quotidianità, di riprendere le cose lasciate in sospeso, di prendersi cura di sé.
Nel mio libro “Sviluppare la resilienza. Per affrontare crisi, traumi, sconfitte nella vita e nello sport”, Sergio Mazzei, Direttore dell’Istituto Gestalt e Body Work dichiara che:
“Evidentemente il senso della resilienza in buona sostanza equivale all’avere coraggio, all’insistere nel raggiungere il proprio scopo e dunque al non sottrarsi alla propria esperienza, qualunque essa sia, al non censurare o negare la propria verità, allo stare con il proprio dolore e impedimento, al tener duro anche se le circostanze sembrano insostenibili.”
Bisogna comunque andare avanti fiduciosi, speranzosi con forza e coraggio mettendo da parte altro e focalizzandosi per la risoluzione del problema contingente non facile ma neanche impossibile, insieme si può, anzi si deve soprattutto per i più piccoli.
È importante avere piani e programmi per portare a compimento propri sogni così come è importante essere sempre pronti a rimodulare propri sogni per circostanze impreviste e inaspettate come quelle che stiamo vivendo in questo particolare momento, ma si tratta solo di rimodulare mete, traguardi e sogni per riprenderli più in là con più serenità.
Di seguito riporto un interessante punto di vista tratto dal libro “Arrendersi mai, come trovare la carica per affrontare positivamente la vita Se non sarà sereno si rasserenerà”, di Luis Rojas Marcos, Sperling & Kupfer Editori:
“L’ottimismo spinge a ricercare un lato positivo perfino nelle avversità, contribuisce a ridurre l’impatto delle disgrazie, alimenta la sensazione di poter controllare la propria esistenza, aiuta a conservare una discreta autostima e mette al riparo da sentimenti di impotenza e sconforto… L’ottimismo trasforma i desideri in sfide e confida nella propria capacità di superare gli ostacoli che si frapporranno al suo cammino. È una forma concreta di speranza che alimenta la sicurezza in sé stessi… Nel 1986, Bandura battezzò come ‘autoefficacia’ la convinzione di possedere le capacità indispensabili per compiere le azioni utili a raggiungere il traguardo prefisso… Nutrire un atteggiamento incline alla speranza serve in larga misura a sdrammatizzare le avversità, senza per questo misconoscerne la gravità, e sollecita a non gettare la spugna”.
Non viviamo lo stare a casa ora come una costrizione ma come un’opportunità, una scelta consapevole e condivisa, approfittiamo per ricaricarci, per inventarci qualcosa che poi servirà anche dopo, facciamo uscire chi è in prima linea.
L’Organizzazione mondiale della sanità ha diffuso un vademecum intitolato “Gestire lo stress durante l’epidemia di Coronavirus”.
Gli psicologi possono intervenire dove c’è trauma e tragedia per contenere ed elaborare dolore, sofferenza, panico, disperazione, per accompagnare vittime e familiari per indirizzarli ad accettare e affrontare l’onda del cambiamento imposta della routine giornaliera in attesa di poter gradualmente ritornare alla quotidianità quando sarà possibile.
Di seguito alcune informazioni utili, a cura degli psicologi dell’emergenza CISOM, che possono aiutarci ad evitare due errori possibili: sopravvalutare o sottovalutare (negare) il problema.
https://www.cisom.org/news-2/covid-19-reazioni-psicologiche-e-vademecum-per-bambini/
Dott. Matteo SIMONE Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR