Gli effetti delle estrazioni petrolifere sull’ambiente e sulla salute dei cittadini in Basilicata continuano ad essere il tema caldo del momento. Dopo Grumento Nova e Viggiano, la Valutazione d’impatto sanitario (Vis) sarà estesa a tutta la Val d’Agri e anche alle zone del Camastra e dell’alto Sauro, vale a dire nei territori interessati dall’impianto della Total prossimo all’apertura. Ma si pone un problema: chi la farà? «Speriamo che l’incarico non lo diano a Farbas o all’altra fondazione», dice Giambattista Mele, ex presidente della commissione Vis di Viggiano e Grumento.
Cos’è Farbas? «La Fondazione Osservatorio Ambientale Basilicata, costituita nel 2015 come evoluzione dell’Osservatorio ambientale Val d’Agri». Perché dice no a Farbas e a Fondazione Biomedica? «Perché gli studi epidemiologici devono farli i medici. In queste fondazioni ci sono fior di professionisti ma neppure un medico. Ci sono ingegneri, architetti, commercialisti, avvocati, ma nemmeno un epidemiologo». E invece sembra proprio che la giunta regionale abbia già dato incarico alla Fondazione Biomedica in collaborazione con l’Arpab… «Il cosiddetto progetto Epibas nessuno sa in cosa consiste, come è fatto, chi interessa, quali aree saranno indagate e via dicendo». Ma cos’è Fondazione Basilicata Biomedica? «È un’altra Fondazione costituita con una legge regionale, ma se si va sul sito non c’è nessun link, nessuna tendina che si apre. I componenti del comitato scientifico sono i quattro direttori generali di Asp, Asm, Crob e Azienda Ospedaliera San Carlo, e una dottoressa della reumatologia dell’ospedale del capoluogo; il presidente è una psicologa e a capo del Cda c’è l’ex assessore Attilio Martorano. Va da sé che in queste condizioni non si possono partorire progetti epidemiologici che si definiscano tali. Poi le fondazioni hanno sì dei costi ma dovrebbe essere obbligatorio dichiarare da dove provengono i fondi, chi e come li gestisce. Fino ad ora non hanno fatto niente. E del centro di medicina ambientale che doveva sorgere a Villa d’Agri non ne parla più nessuno. Il succo, quindi, qual è? «Non si possono affidare indagini epidemiologiche a persone che non hanno le competenze necessarie. E non parlo di capacità professionali perché è gente sicuramente qualificata, ma non per fare quel tipo di studio. Non devono e non possono ingannarci. Noi non staremo al gioco». Quindi chi dovrebbe fare la studio sanitario sull’intera Val d’Agri? «È stato lo stesso assessore Pietrantuono a dire che bisogna avvalersi delle competenze del gruppo scientifico che ha già prodotto la Vis. Del resto si può partire benissimo dai dati raccolti, evitando di buttare ulteriore fumo negli occhi ai cittadini. Se si dovesse ripartire da zero, non tenendo conto dei dati già acquisiti, allora vuol dire che qualcuno vuole giocare con la pelle dei valligiani. Non assisteremo inermi a questo. Prendo per buone le affermazioni dell’assessore Pietrantuono che ha detto chiaramente che c’è bisogno di un gruppo di ricercatori all’altezza di questo compito. Da parte nostra non rinunceremo al controllo affinchè questi studi vengano fatti da gente competente e secondo le linee guida internazionali». Con il coinvolgimento anche di associazioni e cittadini? «Certo, anzi è assolutamente necessario che a progetti come questi prendano parte anche i cittadini e le associazioni che in tutti questi anni si sono battuti per affermare la verità. Se ciò non avverrà, vuol dire che il 22 settembre Pietrantuono e la regione hanno scherzato. Questa sarà, dunque, l’occasione buona per verificare se la tanto esaltata trasparenza da parte di questi enti viene applicata oppure se è un processo di pura fantasia». In quali zone dovrebbe essere estesa la Vis? «Occorre allargare l’indagine ai comuni della Val d’Agri, da Marsico Nuovo fino a Sant’Arcangelo, e successivamente arrivare anche Corleto e Guardia Perticara, dove probabilmente si troveranno grosse sorprese. Poi sarebbe assolutamente utile ed urgente affrontare anche la sorveglianza sanitaria sui bambini, il controllo sugli aborti spontanei e sulle malformazioni, tutti temi che sono affrontati anche nelle proposte di legge regionale che dormono in commissione ed in consiglio, presentate da qualche anno sia da S.I. che dal M5S». Dopo il consiglio regionale dell’altro giorno ha da muovere qualche appunto? «Lo ritengo una pietra miliare, perché dopo tanti anni abbiamo finalmente visto il riconoscimento del lavoro di tanti singoli cittadini e di tante associazioni del territorio». Cosa l’ha colpita? «Sono rimasto sorpreso soprattutto delle parole del Governatore, che basandosi sui risultati dello studio del suolo, solo i primi 20 cm di strato, e delle acque superficiali, ha affermato candidamente che non esiste inquinamento. Ma il giudizio complessivo rimane sospeso, perché, come dicevo prima, ora vogliamo vedere i fatti. Mi faccia chiudere con un’ultima battuta sull’autorizzazione “sprint” del Cova, come l’avete definita voi giornalisti: alla luce dei dati Vis, occorreva maggiore cautela e maggiore attenzione, prima l’inquina – mento era solo un sospetto ora ne abbiamo la certezza ed in qualche modo qualcuno dovrà subirne le conseguenze. A nessuno può sfuggire che quando si tratta di rilasciare autorizzazioni a progetti di questo tipo, che coinvolgono direttamente la salute dei cittadini e lo stato della qualità ambientale dei luoghi».
FONTE: PINO PERCIANTE – LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO