E’ vero, la scontatezza spesso è nemica della lucidità.
E’ oltremodo scontato ricordare che le 19.34 del 23 Novembre di quarant’anni fa cambiarono la storia di gran parte del meridione d’Italia.
Chi scrive, nel 1980 era ancora molto lontano dall’esistere.
Nonostante questo, fin dall’infanzia, i miei ricordi sono pieni di racconti relativi a quei terribili novanta secondi.
Le testimonianze, il dolore, la sofferenza di chi ha perso gli affetti, la casa a causa di una vera e propria ribellione della natura.
Un vero e proprio disastro collettivo di cui, a quarant’anni di distanza, ancora mostriamo evidentemente le cicatrici: una ricostruzione mai completata davvero, la speculazione, le false ripartenze e le tante mezze verità che da sempre caratterizzano la vita pubblica del nostro Paese.
Se tutto questo è vero, bisogna anche riconoscere che quel tristissimo momento della storia contemporanea del sud italia stimolò un’onda di solidarietà spontanea in grado di superare gli atavici ritardi di una politica impreparata e sorpresa.
Furono centinaia e centinaia i volontari che, da ogni parte d’Italia, spontaneamente raggiunsero le zone colpite dal sisma per aiutare, spinti e motivati unicamente dall’esigenza di mantenere intatto il senso dell’unità nazionale.
In tanti raccolsero l’appello dell’allora Capo dello Stato Sandro Pertini, il quale, recatosi due giorni dopo sui luoghi del disastro, dichiarò: “Qui non c’entra la politica, qui c’entra la solidarietà umana, tutti gli italiani e le italiane devono sentirsi mobilitati per andare in aiuto di questi fratelli colpiti da questa sciagura. Perché credetemi il modo migliore per ricordare i morti è quello di pensare ai vivi.”
In quel momento, una grande energia collettiva si mobilitò superando egoismi, personalismi ed ogni differenza politica ed ideologica.
All’interno del contesto di emergenza sanitaria che stiamo vivendo oggi, c’è bisogno di difendere e ringraziare ogni giorno tutti coloro i quali mettono a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze gratuitamente per aiutare gli altri.
Senza le organizzazioni di protezione civile e di pubblica assistenza (senza alcuna distinzione di sigle), senza quelle persone che offrono supporto immediato a chi ha bisogno, oggi sarebbe tutto più difficile, forse insormontabile.
Oggi più di ieri, all’interno di questo contesto sociale colmo di rassegnazione e di povertà valoriale, si avverte una disperata necessità di ritrovarsi uniti nel combattere le sofferenze.
Perchè prima di ogni legittima posizione, viene la solidarietà umana.