Commozione alle scuse, rivolte al Popolo santo di Dio, per le mancanze di fedeltà di chi non ha vissuto fino in fondo le promesse sacerdotali
“Perdonatemi se la mia voce non risponde alle vostre attese”, quasi a dire: “perdonatemi se l’influenza non mi permette di rivolgermi a voi con la solita determinazione”. E’ iniziata con questa affermazione la celebrazione della santa Messa Crismale nella Cattedrale di Tursi, presieduta per la seconda volta da Mons. Vincenzo Orofino che a giugno prossimo compie due anni alla guida della Diocesi dei due mari della Basilicata. Tanta attesa nel Popolo Santo di Dio, accorso particolarmente numeroso per l’occasione della celebrazione di quest’anno, poche settimane dopo quanto è stato oggetto di tanta attenzione da parte di alcuni giornali e causa di sofferenza, penitenza e mortificazione per il Clero diocesano e per l’intera comunità diocesana, come Mons. Orofino stesso ha richiamato nel corso dell’omelia.
“Cari confratelli, siamo chiamati a vivere nella fedeltà le promesse sacerdotali di castità, povertà e obbedienza, e fanno bene i fedeli laici ad aspettarsi che noi sacerdoti corrispondiamo alle attese con una fedeltà grande, con un amore totalizzante perché non si può pensare alla vita di un sacerdote come ad un part time.
Il sacerdozio è una realtà totalizzante: il sacerdote è presbitero, egli si identifica con il suo ministero, la sua vita deve esprimere la bellezza di un mistero, quello dell’appartenenza a Cristo sacerdote, re e profeta che si fida di creature fragili per porgere al mondo la gioia della vita nuova che scaturisce dalla pasqua”. Le lacrime di commozione del Vescovo, quando ha richiamato i cinquant’anni di sacerdozio vissuti nella fedeltà da don Giacinto Giacobino (ordinato il 16 marzo 1968) e da don Giovanni Lippolis (ordinato il 14 settembre 1968), siano preziose agli occhi di Dio e della Comunità diocesana: nonostante le infedeltà di qualcuno, il presbiterio desidera rendere visibile Cristo buon pastore ed eterno sacerdote, portare a tutti il buon profumo di Cristo che il crisma consacrato nella celebrazione rende visibile. “Servite tutti, servite con gioia, servite sempre il Corpo santo di Cristo, la sua Chiesa, il mondo intero”, il Vescovo lo ha chiesto ai presbiteri in maniera più forte del solito quest’anno consapevole dello “scandalo che c’è stato” ma invitando in maniera ancora più decisa ad essere vicini a chi ha provocato tanto smarrimento nei fedeli.
Al termine della celebrazione è stato Egidio Giordano, segretario del consiglio pastorale, ex sacerdote, a porgere gli auguri al Vescovo e al presbiterio in occasione della Festa del Sacerdozio.