Un dato è certo: i danni dell’inquinamento, o altro genere di disastri ambientali, fanno ben più notizia dell’impegno teso a contrastare il verificarsi di determinati fenomeni o a porre rimedio alle conseguenze di ciò che accade. I disastri contano e pesano sull’immaginario dell’opinione pubblica in quanto la messa in moto di certi meccanismi per la tutela dell’ambiente è ritenuta una scelta scontata, un percorso inevitabile perché appunto cerca di attutire quantomeno gli effetti perversi delle modificazioni ambientali, su vasta scala .
Accade così che l’attenzione dedicata dagli organi regionali alla questione petrolio sia giudicata addirittura scarsa e insufficiente per arginare la piaga della contaminazione del suolo e dell’atmosfera dovuta alle estrazioni di idrocarburi ormai da oltre due decenni. Non solo. Fa riflettere per giunta l’accanimento di alcune trasmissioni in rete nazionale che tentano di accreditare la Basilicata come una regione pattumiera. La terra arretrata che non potrà mai raggiungere livelli di eccellenza o non sarà mai in grado di offrire una natura apprezzabile con boschi e mari capaci di imporsi in una dinamica non tanto nazionale, quanto di ampio respiro ai fini di un turismo degno di questo nome.
Non si tratta, beninteso, di un accanimento terapeutico, quanto di un tentativo di smantellare, distruggere, se possibile annientare quanto di positivo esiste anche a livello di sforzi messi in campo per rimediare oltretutto a carenze o errori del passato. E per valorizzare quei territori di assoluto pregio naturalistico.
Alle porte della stagione turistica una campagna di stampa tanto negativa ha riflessi incalcolabili. Nessuno auspica che si segua l’esempio dello struzzo, nascondendo la testa sotto la sabbia e rallegrandosi che tutto il male possa essere cancellato con la bacchetta magica.
Secondo ambienti qualificati esisterebbe addirittura un disegno nazionale a mettere in evidenza negatività vere o presunte tali. Certo, occorrono riscontri precisi per quanto sia l’allarmismo, sia certo ottimismo di facciata appaiono destinati ad essere smentiti se i fatti vanno in direzione contraria. Non vi è dubbio.
“Mi sembra che ci sia un cambio di passo da parte della Regione, negli ultimi anni, osserva tra l’altro il Governatore lucano Marcello Pittella. E ritengo che si stia andando nel senso giusto con controlli continui, improntati alla massima severità e con un atteggiamento di grande responsabilità nei confronti del territorio e delle popolazioni.”
Le questioni legate al destino dell’ambiente hanno un impatto innegabile non solo sul piano teorico.
“Matera 2019, per fare un esempio, ha un suo percorso già tracciato: bisogna ovviamente vigilare perché gli investimenti non vengano meno, in ogni caso. Ma quando questa regione viene trattata male dai media e da trasmissioni condotte con una certa leggerezza, come sta accadendo tuttora, oggettivamente il danno non è da sottovalutare. Per questo è il caso di ribellarsi difronte a certe manipolazioni, poiché la Basilicata che si vuol dipingere è lontana dalla realtà vera e quotidiana. Salute, ambiente e prodotti agroalimentari vengono garantiti al cento per cento e continueranno a esserlo nell’interesse di tutti.”
Ma perche a noi lucani non va mai bene niente? È vero che l’immagine che stanno facendo passare i media è negativa ma è vero anche che quando si è trattato di valutare i rischi di certe strutture lo si è fatto con leggerezza senza guardare alla conseguenze ambientali ma solo a quelle economiche. A quanto pare non era stato messo in conto 20 anni fa la possibilità di avere sversamenti o emissioni velenose. Ora che un programma tv si impegna per far risaltare l’argomento e farlo giungere magari alle orecchie di qualcuno che sappia come agire, ci lamentiamo? Forse è il caso di tacere e darsi una mossa per fat tornare la Lucania la terra meravigliosa che è in realtà.
certo che il tentativo del caro Rocco de Rosa di girare la frittata e’ audace: si dovrebbe tacere per evitare di negare alla Basilicata il fulgido futuro di regione votata alla green economy, al turismo e all’agricoltura del nuovo millennio, tacendo che l’impatto delle estrazioni (per esempio in Val d’Agri) e’ devastante e regolarmente tocca (ahinoi) la salute delle persone (alcune delle quali non ci sono piu’). e’ interessante la coincidenza tra queste campagne mediatiche e quelle dell’ENI che formalmente richiede di avere carta biance sulla salute del territorio e delle comunita’ lucane (effettivamente ricattando queste ultime) pena il non investimento di fantomatici miliardi di euro (le promesse si possono sempre fare, non costano niente) invertendo di fatto il ruolo che dovrebbe avere di OSPITE sul suolo lucano. E’ L’ENI CHE DOVREBBE PAGARE MILIARDI PER GLI SCEMPI GIA’ CONDOTTI SUL TERRITORIO E LE COMUNITA’ LUCANE E CHE RESTERANNO QUI PER DECENNI E DECENNI A VENIRE, E NON IL CONTRARIO!!! fa ancora piu’ specie il fatto che questi inviti alla moderazione provengano da parte di chi normalmente siede in qualche comoda poltrona nei dintorni di via Pretoria, Verrastro o dell’Edilizia senza aver mai vissuto in quei luoghi dove le conseguenze delle estrazioni si pagano amaramente ogni giorno! non e’ questa la classe dei giornalisti che ci meritiamo, quotidianamente prostrata al potente di turno, disposta ad un’eterna fellatio morale in cambio di bassi privilegi, e di una sopravvivenza che non e’ esistenza. basta!
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“L’Eni offre miliardi e lavoro se la Lucania si beve i veleni”
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