Il 29 gennaio 2022 c’è stata la presentazione del film “La notte più lunga dell’anno” al cineteatro Don Bosco.
Sala piena, per vedere una Potenza diversa, mai raccontata. Eccellenti i commenti registrati dopo la visione del film, per aver mostrato Potenza con inquadrature verticali in formato orizzontale con le riprese fisse e dall’alto con i droni.
Potenza, Avigliano ed altre suggestive location dell’hinterland per raccontare un territorio misterioso e complesso, come l’anima dei suoi personaggi lungo una storia fatta di intrecci, ansie e speranze. Scritta dal lucano Andrea Di Consoli.
Dopo la tappa fuori concorso al Torino Film Festival 2021, a Potenza è stata presentata ufficialmente “La notte più lunga dell’anno”, l’opera prima di Simone Aleandri con Ambra Angiolini, Massimo Popolizio e Alessandro Haber.
Prima della proiezione del film, l’assessore comunale alla Cultura di Potenza Stefania D’Ottavio e il giornalista Nico Basile hanno presentato il regista Simone Aleandri e i componenti del cast che hanno lavorato al film, il sindaco Mario Guarente, Dina Sileo consigliere delegato alle attività di promozione culturale per il rilancio e lo sviluppo socio-economico della Basilicata (che si è soffermata sulla formazione nel settore cinema ed audiovisivo), il presidente della Provincia Rocco Guarino, il direttore generale della Bcc Basilicata Giorgio Costantino, il presidente Gal ‘PerCorsi’ Michele Miglionico e Rocco Calandriello per la Lucana Film Commission.
L’attrice Ambra Angiolini in collegamento telefonico, ha affermato: “è un film molto bello, mi ha dato un’ esperienza umanamente molto, molto, molto forte; Potenza era una città che non conoscevo, ma che sicuramente con questo film avrà un respiro europeo“.
Una produzione: Clipper Media con Rai Cinema in collaborazione con Sky. Direttore della fotografia Vincenzo Carpineta, i colori notturni usati per rappresentare Potenza ricordano “Los Angeles”.
Il film si compie tutto in una notte: la notte più lunga dell’anno, tra il 21 e il 22 di dicembre (solstizio d’inverno) quando il sole tramonta intorno alle 16.30 e sorge all’indomani alle 7.30. Una lunga notte di una piccola città di provincia, nella quale si intrecciano, anche solo per sfiorarsi, quattro vicende personali. Un politico ad un passo dal baratro, una cubista che ha deciso di cambiare vita, un ragazzo coinvolto in una relazione con una donna molto più grande di lui e tre ventenni senza ambizioni in cerca di emozioni forti. Sullo sfondo, lo sguardo stanco e benevolo di Sergio, l’anziano benzinaio che – nella stazione di rifornimento aperta tutta notte – veglia su questo piccolo mondo. Quindici ore di buio ininterrotto in cui il destino umano si fa eccezionale, poiché la notte fa perdere gli ancoraggi del giorno e gli eventi all’improvviso subiscono un’accelerazione.
Il cast de “La notte più lunga dell’anno” include Mimmo Mignemi, Ambra Angiolini, Luigi Fedele, Francesco Di Napoli, Michele Eburnea, Nicolò Galasso, Massimo Popolizio, Alessandro Haber, Anna Ammirati, Antonio Petrocelli, Aglaia Mora, Matteo Carlomagno, Pascal Zullino, Pietro Sarubbi, Massimo De Francovich.
Anche le musiche, di Renanera, sono un chiaro riferimento made in Basilicata.
La pellicola è distribuita nelle sale italiane da Vision Distribution. Il commento del regista al film: “Una manciata di luci incongrue sparse nel buio, così appare Potenza quando la si raggiunge nella notte, dopo aver percorso in auto la statale Basentana. La città, a prima vista, sembra nascondersi nelle sue stratificazioni di edifici pesanti, verticali, nel sali e scendi di strade sopraelevate, di infinite scale mobili e ponti desolati. Colpisce la sua immobilità, che sembra spezzata solo dal perpetuo movimento delle pale eoliche alimentate dal vento e che fanno da cintura all’intero paesaggio urbano. Scenario da città di frontiera, all’apparenza dimessa, che incombe sulle vite di chi la abita e che suscita grandi sentimenti, amplificati dall’isolamento e dalla notte. “La notte più lunga dell’anno” è un film che ho immaginato realistico, sentimentale, “moderno”, ma anche viscerale, dove i destini precipitano di colpo in uno spazio-tempo limitato. Non si tratta di un film a tesi, la sua forza risiede nella costruzione di storie intense che mettono al centro l’umanità dei personaggi. Un’umanità profonda, alimentata dalla malinconia e dalla solitudine, in un luogo circoscritto ma universale, nella cui apparente immobilità ci sono persone che in quel momento, in quella notte, stanno vivendo qualcosa di grosso. Perché qualcosa di grosso accade sempre, ovunque, anche nei posti che sembrano immobili. Lo sviluppo del racconto procede all’interno di una macrostruttura circolare in cui le storie si sfiorano senza mai intrecciarsi davvero. Lo stile è asciutto e di vicinanza emotiva nelle parti della descrizione dei personaggi, raccontati nei loro tratti essenziali, e di maggiore respiro e sospensione in quelle di ambientazione. La frantumazione delle storie non rimanda quindi a un puzzle ed ai suoi frammenti, ma ad un’esplosione e alle sue schegge: schegge di realtà sparse in una frontiera del Sud nella sua notte più lunga“.
Antonio Corbo