L’associazione Mediterraneo no triv in data 15 ottobre 2022 ha inviato alla Regione Basilicata-Dipartimento Ambiente ed Energia-Ufficio Compatibilità Ambientale, le su osservazioni in replica alle note integrative depositate da Eni Rewind in merito al progetto per la realizzazione, a Viggiano in Contrada Le Vigne, di un impianto di trattamento delle acque di produzione.
L’associazione ha posto in evidenza una serie di incongruenze e prima fra tutte, il parere negativo espresso, con nota del 9 settembre 2019 prot. 0008446 poi reiterata in data 29 novembre 2019 Prot. 02000457 e che avrebbe già dovuto indurre la Regione a rigettare il progetto.
Nella nota Mediterraneo no triv ha anche evidenziato come il progetto, seguendo le rigide norme in materia, doveva già concludersi nel mese di novembre 2019 mentre, al contrario, si è consentito alla società di produrre ulteriori documenti.
Questo aspetto è anche sottoposto all’attenzione del Difensore Civico della Basilicata, sollecitazione da cui è scaturita una sua nota formale inviata agli uffici della regione Basilicata con l’invito all’osservanza delle norme di diritto.
Ad ogni modo il procedimento è andato avanti e alla Conferenza di servizi del 27 luglio 2022 la società Eni Rewind, anche in replica alle criticità evidenziate da Mediterraneo no triv, ha depositato delle note integrative che, tuttavia, non fugano in alcun modo le preoccupazioni sollevate.
L’aspetto ritenuto particolarmente critico, tra gli altri, è quando al punto 2.6. della relazione di Eni Rewind la società dichiara:
“Relativamente all’impianto COVA, le misurazioni sistematicamente eseguite non hanno evidenziato superamenti dei livelli di concentrazione fissati dalla normativa3; questo anche per quanto riguarda la gestione degli effluenti (acque di produzione non reiniettate e smaltite come rifiuto non pericoloso in impianti di trattamento reflui esterni autorizzati.
Dal punto di vista del rischio radiologico, ai sensi della normativa di radioprotezione vigente ne consegue che l’attività lavorativa svolta al COVA e con le dovute trasposizioni per quanto di attinenza all’impianto Blue Water, non risultano comportare rischi di natura radiologica né per la popolazione né per i lavoratori.
Le valutazioni preventive confermano che le concentrazioni di attività, determinate con un approccio cautelativo (il fattore di concentrazione scelto è cautelativo rispetto a quanto normalmente osservato negli impianti di trattamento che operano processi con produzione di fanghi simili o assimilabili), sono infatti effettivamente ben inferiori ai limiti imposti dalla legge (vedi tabella seguente). I fanghi di depurazione prodotti dall’impianto Blue Water possono quindi essere gestiti e smaltiti senza alcun vincolo di natura radiologica”.
In realtà rilevanti studi scientifici acclarano, secondo Mediterraneo no triv, l’esatto contrario. Infatti se si fa riferimento agli analiti ed alla concentrazione degli stessi presenti nelle acque di produzione il rifiuto risulta essere classificabile come “pericoloso per l’ambiente “. Se, a tale mancanza, si aggiunge il fatto che le acque di strato e di processo del COVA, contengono minerali caratterizzati da radioattività propria , e che, inoltre, sono state classificate dalla Procura di Potenza RIFIUTO PERICOLOSO CER 19.02.04*, si può lecitamente supporre che i rifiuti da trattare possano, in realtà, essere caratterizzati Rifiuto CER 19.02.04* ed essere radioattivi e, quindi, l’impianto proposto prevedendo un trattamento chimico-fisico, sarebbe non idoneo al loro trattamento . Le risposte date dalla società petrolifera e in ordine al paventato pericolo, appaiono generiche e assolutamente non idonee a sconfessare i timori sollevati da Mediterraneo no triv.
Al riguardo l’associazione ha precisato le elencato le sue preoccupazioni l’inidoneità potenziale dell’impianto a trattare adeguatamente le acque di produzione.
Le risposte di Eni Rewind, inoltre, non hanno fugato anche i timori in ordine alla possibilità di smaltimento nel depuratore ASI, anche solo eventuale, di parte delle predette acque di produzione trattate dall’impianto, per poi confluire nel bacino artificiale del Pertusillo.
Inoltre, è stato anche evidenziato che l’impianto dovrà essere collocato a ridosso del Cova, impianto classificato Industria soggetta alla Seveso III e ove, nel 2017, si è verificato incidente definito dal Ministero dell’Ambiente “incidente rilevante”. Quei luoghi non appaiono essere stati ancora oggetto di bonifica e pertanto, osta anche questa circostanza per l’approvazione del progetto.
Altro aspetto particolare è la mancata produzione, alla data del deposito della relazione integrativa di Eni Rewind, dei certificati di destinazione urbanistica dei luoghi chiesti all’amministrazione comunale competente, altro aspetto che a parere dell’associazione non consente l’approvazione del progetto.
Mediterraneo no triv ha invitato la pubblica amministrazione ad applicare il Principio di Precauzione previsto dalla normativa sugli impianti pericolosi e, di conseguenza, ha sollecitato la Regione Basilicata alla non approvazione del processo stesso.
19 Ottobre 2022
Mediterraneo no triv