Il prossimo anno il PIL lucano scenderà dello -0,4%, per poi risalire nel 2024 e attestarsi a +0,9%. E’ la previsione della Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel mezzogiorno, che colloca l’economia lucana in una fase di stagnazione. I dati della Basilicata sono perfettamente aderenti alla media del meridione (-0,4% nel 2023 e +0,9% nel 2024), per il quale l’associazione stima un rallentamento generalizzato a fronte di una crescita, seppur lieve, dell’economia del Centro nord (+0,8%). La guerra in Ucraina, la crisi energetica e l’inflazione hanno bruscamente interrotto la risalita registrata dopo il Covid, aggravando il divario tra le macro aree del paese e tra le diverse fasce di reddito, penalizzando le famiglie più fragili. Ne consegue un aumento della povertà: Svimez stima 760 mila nuovi poveri nel 2023, di cui 500 mila al Sud. Di qui l’invito al governo a rafforzare gli interventi contro il caro prezzi in favore delle famiglie e a far ripartire gli investimenti per imprese e attività produttive.
“Il monito lanciato dal rapporto Svimez sul futuro del Mezzogiorno va preso in seria considerazione. Anche in una regione come la Basilicata, dove nel biennio post covid 2021/2022 si sono registrati risultati importanti sul piano dei servizi (+52) e dell’industria (+30) e dove nell’anno in corso i bilanci delle famiglie sono stati sostenuti dal bonus gas che ha influito in maniera determinante sul valore dell’inflazione, che è il più basso d’Italia, come ricordato anche dall’indice sulla qualità della vita de ‘Il Sole24Ore’, sappiamo bene che le emergenze del lavoro e dello spopolamento rischiano di ampliare il divario con le regioni del Nord. Ne siamo consapevoli e stiamo lavorando con ostinazione per non disperdere la grande occasione del PNRR: gli stessi indicatori relativi alla qualità delle strutture scolastiche e al piano asili nido mostrano una realtà in movimento, che vede la Basilicata quale migliore regione del Sud per ‘dotazione e qualità delle infrastrutture scolastiche, tempo pieno, piano asili nido e indice di progettualità comunale’. Questo significa guardare al futuro con rinnovata speranza, un segnale di attenzione rivolto ai giovani e alle famiglie lucane. La Basilicata mostra già oggi segni importanti di ripresa, come rilevato recentemente dall’Istituto Tagliacarne e Unioncamere, e può uscire da questo periodo di crisi generale dell’economia rafforzando le infrastrutture e puntando sulla transizione energetica e sullo sviluppo sostenibile, che costituiscono le scelte fondamentali del governo regionale per assicurare un futuro alla nostra regione”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi.
“La situazione del Mezzogiorno fotografata dall’ultimo rapporto Svimez è allarmate: gelo demografico, diseguaglianze di genere e generazionali finiranno per rallentare ulteriormente questa parte del Paese che con l’autonomia differenziata rischia completamente il collasso. Bisogna continuare a lottare affinché questo disegno scellerato non venga attuato”. Lo afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega. “Secondo le previsioni Svimez Basilicata nel 2080 gli abitanti-residenti effettivi saranno 287mila rispetto ai 541mila di oggi, quasi la metà. Con questi numeri sarà difficile mantenere sia elevati standard di assistenza sanitaria, dove il rapporto conferma l’elevata mobilità in Basilicata, sia la sopravvivenza delle aree interne e dei plessi scolastici. Saranno a rischio i diritti fondamentali quali il diritto sanitario pubblico universale e il diritto all’istruzione, mettendo a rischio il diritto stesso alla cittadinanza. Il ddl Calderoli inasprirà inevitabilmente le forti disparità che già dividono il Paese, generando una frattura tra cittadini di serie A e cittadini di serie B. Un disegno di legge che aumenta le disuguaglianze già presenti all’interno del nostro tessuto sociale e che accresce il livello di conflitto e di competizione tra le singole Regioni. Continueremo a mobilitarci, come già fatto in questi ultimi mesi con lo sciopero generale dello scorso 1 dicembre, per ribadire ancora una volta che non arretreremo. Non arretreremo sull’autonomia differenziata, non arretreremo sulla difesa della nostra Costituzione, non arretreremo nella lotta alla precarietà e contro lo stravolgimento della nostra Repubblica parlamentare”.
Per Mega “il Mezzogiorno è completamente assente dalle priorità di questo governo. Il decreto Sud del governo Meloni è un nuovo scippo alla Basilicata e al Mezzogiorno, dove già le tensioni sociali sono forti e che, con questo andazzo, rischiano di implodere e non solo al Sud ma in tutto il Paese. L’istituzione di un’unica Zes per tutto il Mezzogiorno cancella con un colpo di spugna le specificità dei territori e quanto si è fatto in questo momento. Quest’ultima misura, insieme alla cancellazione del reddito di cittadinanza, l’autonomia differenziata e allo scippo dei fondi del Pnrr dirottati al Nord, con il benestare del presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, mettono a rischio l’intero Paese, acuendo il gap esistente. Non resteremo a guardare mentre questo governo ridisegna l’Italia, minandone l’unità. Si riparta dal sud, dalle sue aree interne – ha concluso il dirigente sindacale – per proporre un modello di sviluppo sostenibile e porre fine a questa desertificazione industriale, demografica, sociale e culturale. Serve buona e nuova occupazione, altrimenti non ci salviamo. Se si continuano a sperperare soldi con la politica del “contentino” al solo scopo elettorale, come il bonus gas erogato in modo indiscriminato a prescindere dalla situazione economica dei singoli cittadini e, in ultimo, il bonus acqua, questi sono i risultati. Chiosava il presidente Bardi: un provvedimento preso per favorire il rientro dei giovani. I giovani fuggono dalla nostra terra perché non trovano lavoro, lavoro vero e qualificato. Un becero tentativo di assistenzialismo finalizzato al nulla se non a fare pubblicità gratuita in campagna elettorale. Non c’è futuro in questo modo. Bardi rifletta su questa drammatica situazione”.