Celebrare i Lucani nel Mondo era una festa imprescindibile fino a tre anni fa. Ora complice una confusa gestione di questo mondo, siamo a quello che da tempo avevamo indicato come un ritorno all’anno zero, a quando cioè mancava una rete di rapporti e di cointeressenze funzionali a tenere viva la memoria della nostra lucanità nel mondo, che le nostre associazioni continuano a tenere in prima fila solo per la volontà di quelli che chiamerei veri e propri cirenei, stante il silenzio assordante e rumoroso a livello istituzionale. Ma anche perché nuove forme di emigrazione da esaltare avanzano e non si può distruggere questo lavoro solo per partito preso o con frasi e luoghi comuni che non rendono onore a rappresentanti istituzionali indipendentemente dal fatto che da tre anni le nostre associazioni non ricevono più nemmeno quel minimo di sostegno a programmi e azioni messe in campo. Non erogati i fondi 2020, andati a ramengo quelli del 2021 e siamo gia a metà anno 2022 senza aver approvato, come prevede la legge, i programmi presentati.
Questo è stato anche l’anno della scomparsa di alcuni testimoni del sistema emigratorio lucano che vale sempre la pena di ricordare o da prendere come esempio da Biagio Di Santo a Ron Galella; ma molti di questi, forse, in tanti non li conoscevano nemmeno. Eppure un contributo di idee e di coinvolgimento lo abbiamo sempre dato in maniera disinteressata, anche attraverso il ricordo della memoria di quelli emigrati che si annoverano tra i Settecentomila lucani tra prima e seconda generazione, oltre il doppio con terze e quarte generazioni su un totale di quasi 6 milioni di italiani residenti altrove e poco più di 138 mila lucani iscritti all’Aire, l’anagrafe degli italiani all’estero.
La fotografia dei Lucani nel Mondo, che in pochi anche e livello istituzionale conoscono, è questa. Ma c’è un mondo fatto di italiani che si incontrano e che non vivono più nei recinti della loro identità regionale ma sono contaminati e definitivamente integrati nei paesi che li ospita. Questo è il senso nuovo da dare al sistema migratorio facendolo diventare opportunità di conoscenza e di riscoperta delle proprie radici e dei propri comuni destini.
Ora bisogna darsi una mossa partendo dal principio che i primi flussi turistici saranno quelli relativi al turismo di prossimità e che si prevedono flussi di rientro di italiani e di lucani, dall’estero, appare opportuno evidenziare la esigenza di talune misure aggiuntive, sulle quali siamo pronti ad affrontare il tema a livello di singole regioni, seguendo lo schema e le indicazioni emerse nei giorni scorsi dai confronti avuti con il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero su input del Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale.
Nel notare per certi versi una voglia di far ripartire questo importante settore del nostro sviluppo regionale, come dichiarato e come previsto anche dalle ingenti risorse messe a disposizione per scrivere un piano di sviluppo turistico (si parla di 4,5 Meuro), Regione Basilicata ed Apt, unanimemente ai Comuni lucani, pare evidente invece il senso di distrazione nell’utilizzare nuovi settori e nuove opportunità.
La nuova frontiera anche per i Lucani nel Mondo che celebriamo oggi senza retorica è quella TURISMO DI RITORNO e del TURISMO DELLE RADICI –
Attendiamo di capire per questo cosa si deciderà di fare in tale direzione. Apt e Regione non possono più tacere.
Lo stesso auspicio che sollecitiamo per realizzare e finanziare forme di diretto coinvolgimento delle Associazioni dei Lucani in Italia in questa prima fase di nuova mobilità e nel mondo subito dopo o contestualmente, nel sostegno alla promozione di iniziative sul TURISMO DI RITORNO e del TURISMO DELLE RADICI, che caratterizzano già da qualche tempo le azioni del Ministero degli Affari Esteri di concerto con la Conferenza dei Presidenti delle Regioni e nello spirito dei progetti messi in azione con i suoi strumenti operativi attraverso anche gli Sportelli Basilicata operanti presso le Federazioni dei Lucani all’estero.
QUI TUTTO TACE INSPIEGABILMENTE
Un’azione dedicata agli italiani emigrati all’estero e ai loro discendenti per dare l’opportunità di tornare e di conoscere il Paese di origine dei genitori o dei nonni e per ritrovare le proprie radici, per riscoprire origini e storie familiari, territori di provenienza, tradizioni culturali, prodotti artigianali ed eno-gastronomia del territorio, ma anche per essere messi in contatto con le istituzioni pubbliche statali e non statali che fanno formazione di livello universitario e alta formazione artistica e musicale in Italia.
Una occasione che la Basilicata non può perdere mentre altre regioni lavorano alacremente.
• Mantenere relazioni stabili e non episodiche con la nuova emigrazione.
• SVILUPPARE RETI DI INTERAZIONE SOCIALE, CULTURALE, ECONOMICA PER LO SVILUPPO DELLE AREE DI ESODO
• Incentivazione al rientro di emigrati come fattore di contrasto al declino demografico e come sostegno allo sviluppo locale: 1) Nello scenario di competizione internazionale realizzata anche attraverso politiche di attrazione di immigrazione selezionata (es. Gran Bretagna, Germania, Australia), il rientro di nostri giovani emigrati costituisce una opzione importante per recuperarne le competenze e per contrastare il declino anche demografico delle aree internazionale e regionale per l’emigrazione.
Una opportunità che può servire a sollecitare e favorire il riavvicinamento delle nostre comunità estere alla terra di origine. Non è più il tempo della nostalgia ma della rinascita lucana oltre ogni confine.
LUIGI SCAGLIONE
Presidente Centro Studi Internazionali Lucani nel Mondo
Cabina di regia della IV Conferenza Permanente Stato/Regioni/PA/CGIE presso il Ministero degli Affari Esteri