“Da Potenza a Roma in sole tre ore e 5 minuti con una velocizzazione di percorrenza che si riverbera su tutte le altre destinazioni, fino a Milano. Terminati i lavori di potenziamento e ammodernamento della tratta regionale, il servizio sperimentale con passaggio ad Afragola, saltando la stazione di Napoli, produce finalmente concreti vantaggi per i lucani che si spostano in treno”.
È quanto dichiara l’assessore ai Trasporti, Donatella Merra.
“La sperimentazione a mercato di questa nuova formula del Frecciarossa è il risultato di un attento lavoro di negoziazione tra Regione e Trenitalia che ha prodotto per i contribuenti lucani un risparmio di circa tre milioni euro. Le risorse che saranno accantonate da questa attività saranno utilizzate per potenziare il fondo trasporto disabili.
Abbiamo attivato inoltre le procedure per garantire la prosecuzione del servizio Potenza -Milano che anche dal 2024 riprenderà come in precedenza al termine dei lavori in corso sulla tratta. Il servizio – anticipa Merra- sarà erogato con standard di efficienza e sicurezza più elevati. Nel frattempo – aggiunge Merra – testeremo la sostenibilità del servizio senza oneri per la Basilicata, attivando anche sistemi di concorrenza tra gli operatori del settore. Anche i servizi sostitutivi per Matera saranno presto potenziati per far fronte alla situazione che si è determinata con i lavori di ammodernamento e manutenzione sulla linea Metaponto – Potenza in programma fino a fine novembre.
La frana di giugno verificatasi a Vaglio e Trivigno e tra Grassano e Salandra ha rallentato la realizzazione degli interventi. Per minimizzare i disagi, la Regione garantirà il servizio sostitutivo fino a Potenza per dare in coincidenza col Frecciarossa Potenza – Milano.
Per venire incontro alle richieste degli utenti – conclude Merra – sarà infine garantita la prosecuzione del collegamento bus Metaponto – Potenza anche dal primo ottobre, con una partenza utile a intercettare la coincidenza con il Frecciarossa Potenza – Milano che parte alle ore 7:53”.
Luigi Ditella, Segretario generale Filt Cgil Basilicata:
La riattivazione del Frecciarossa da e per Torino è senza dubbio una buona notizia. Aver acceso i riflettori mediatici nazionali ha senza dubbio sensibilizzato le istituzioni e l’azienda Trenitalia a prendere in maggiore considerazione la nostra regione e il diritto alla mobilità dei lucani. Oggi quello che serve è una presa di posizione dell’importanza strategica della mobilità per la nostra regione, che è l’unico volano possibile per lo sviluppo della stessa. Bisogna sfruttare la posizione di regioni cerniera per collegare i grandi porti di Taranto e Gioia Tauro -Salerno, sfruttando le Zes e i retroporti di Taranto nella Val Basento ma anche le varie zone industriali di Tito, Potenza, Pisticci, Matera, e i collegamenti da sud a Nord che obbligatoriamente devono passare per la nostra regione, ritrovando lo spirito con cui nel 1860 Garibaldi con un decreto intuì l’utilità di una ferrovia che passasse per la Basilicata dedicandone la fattezza di scartamento ordinario riservato solo alle linee più importanti come descritto nell’ottimo libro di Nicola Pavese, riprendere quel dinamismo progettuale finito negli anni ’30.
Oggi più che mai bisogna lottare uniti per ottenere la famosa bretella Tito Auletta e il proseguimento della Ferrandina – Matera a Gioia perché questo potrà essere l’unico volano per far uscire la regione dell’isolamento e farla sviluppare. Ma per fare questo prima va affrontata la questione della governace. Oggi, dei direttori dei grossi player della mobilità su ferro o gomma, nessuno è lucano e anche il gestore della rete RFI ha sede in Puglia. Per troppo tempo la Basilicata è stata vista come una terra di conquista e questo a discapito dell’interesse regionale. Non è una questione campanilistica ma è il minimo che la politica regionale deve chiedere affinché le scelte politiche portino un ritorno occupazionale sul territorio. Invece per troppo tempo sono stati lasciati ad altri la gestione e l’esercizio, nonostante avessimo gli strumenti e la professionalità per farlo. Va senza dubbio recuperato questo aspetto insieme al tessuto sociale culturale sulla mobilità sostenibile: in un mondo dove si chiede meno inquinamento bisogna spostare la mobilità individuale verso quella collettiva.
Una via d’uscita dalla crisi potrebbe essere proprio la transizione verso una mobilità sostenibile, più rapida e confortevole, con un movimento delle merci che abbatterebbe i costi di produzione. Quindi oggi è il tempo di seppellire le asce e aprire una fase di dialogo con la politica facendo proprio il pensiero di Zanardelli che, come spiegato nel libro di Pavese, aveva ben colto nella sua visita in Lucania quali erano le vere priorità. Ma la legge che ne conseguì dopo la sua morte fu cambiata e non attuata in pieno seguendo logiche campanilistiche che stravolsero completamente la sua impostazione iniziale facendo giungere ai nostri giorni una rete incompiuta e non funzionale alle reali esigenze dell’utenza.