Fare chiarezza sulla portata della proposta di modifica della Legge Regionale 40/95, così come richiesto in Consiglio Regionale da più parti. I 35 sindaci del P.O. Val d’Agri ritengono doveroso effettuare questa precisazione a tutela loro ma soprattutto a salvaguardia della dignità degli abitanti di questa area e chiedono con urgenza un incontro con il Presidente della Giunta Regionale Vito Bardi.
Si ritorna a parlare di royalties petrolifere e della Val d’Agri, dopo che nei giorni scorsi era stato presentato in Consiglio Regionale un emendamento da parte del Presidente Carmine Cicala, sulla modifica alla Legge 40 del 1995 inerente l’utilizzo delle risorse rinvenienti dalla coltivazione di idrocarburi. Il provvedimento, non accolto, poi ritirato da Cicala per essere ridiscusso, ha fatto nascere un acceso dibattito politico ricco di polemiche tra maggioranza e minoranza. A tal proposito è intervenuto sulla questione anche il vicepresidente del Consiglio regionale della Basilicata, Mario Polese di Italia Viva spiegando che: “non è certo con le accelerazioni unilaterali e le strumentalizzazioni che riusciremo a modificare la legge 40 e capire, come eventualmente modificare la divisione delle royalties, coniugando i principi di compensazione dei territori interessati dalle estrazioni stesse con il bene comune di tutti i lucani”.
Ma come vengono calcolate le royalties in base alla disciplina normativa di riferimento contenuta nell’articolo 19 del decreto legislativo 25 novembre 1996, n. 625 e nelle successive leggi in materia?
La Legge ordinaria dello Stato riserva alle regioni a statuto ordinario, per ciascuna concessione di coltivazione situata in terraferma, il valore dell’aliquota (calcolato nella misura del 7% della quantità estratta) corrisposto per
- il 15% ai comuni interessati
- il 55% alla Regione
- restando a favore delle aree di estrazione e adiacenti (Programma Operativo Val d’Agri), la restante parte dell’aliquota (il 30%).
Legge Regionale 40/95 e ricchezza prodotta dalle royalties
L’area estrattiva in Basilicata, quella che dovrebbe ricevere le compensazioni ambientali, ha generato dal 2001 al 2019 una ricchezza in termini di royalty pari a €1.785.256.936. Di tale importo, il comprensorio della Val d’Agri avrebbe dovuto ricevere, per vincoli derivanti dalla legge €535.577.081, ne ha ricevuti nel corso degli anni solo €362.000.000,00.
A questi dati vanno aggiunti quelli derivanti da un ulteriore 3% (altri €45.364.207) devoluto a beneficio di tutti i comuni della Regione, che inizialmente erano riconosciuti con il Bonus Carburanti, poi come Social card e i vari Protocolli, Intese, Addendum, fra Regione e Stato e fra Regione e compagnie estrattive che portano le erogazioni delle compagnie estrattive.
L’area estrattiva del Centro Oli Val d’Agri, negli ultimi 20 anni, e dal 2020 quello di Tempa Rossa, da tempo sostengono tutte le politiche regionali dalla sanità all’Università.
Cosa chiedono i Sindaci?
Il territorio dei 35 comuni del P.O. Val d’Agri che include, oltre alla Val d’Agri anche il territorio della Camastra, del Melandro e del Sauro, presentano servizi sanitari territoriali deboli, che vanno potenziati a partire dagli ospedali (Villa d’Agri e Stigliano) per arrivare ai distretti sanitari, mentre si punta su altre strutture e, magari le si finanzia proprio con i fondi derivanti dal petrolio.
E’ un territorio con criticità da affrontare immediatamente come il più alto indice di vecchiaia e la riduzione preoccupante dei residenti
Quindi, a chiarimento, dicono i Sindaci: “non crediamo si possa mettere in dubbio la legittimazione della richiesta avanzata dai sindaci che si traduce nel chiedere attenzione per la norma nazionale che prevede il 30% per l’area estrattiva. Le royalty, così definite dalle norme, sono devolute per compensazione ambientale e, non secondario, per compensare il mancato utilizzo alternativo dei territori interessati dall’attività estrattiva“.
Collaborativi, nello sviluppo complessivo Regionale, ma decisi ad andare avanti per i propri territori, chiedono la convocazione urgente del Comitato di Coordinamento del PO Val d’Agri con un incontro in Regione.
A tal proposito interviene anche Amedeo Cicala il Sindaco del comune di Viggiano, dove territorialmente si trova il centro oli dell’Eni, per chiarire alcuni punti della questione.
“E’ una battaglia territoriale e di giustizia – dichiara il primo cittadino viggianese – dobbiamo andare avanti e siamo fermamente determinati, noi 35 sindaci del P.O. Val d’Agri, di agire nel giusto. Non c’entra la politica in tutto ciò. Un cambiamento di principio doveroso che ci spetta dopo anni di sfruttamento del nostro territorio. Ben vengano i 60 milioni ricevuti dal piano operativo da questo governo regionale ma ne mancano altri 270-280 milioni. Sappiamo bene che chiedere di restituire questi soldi non è cosa da poco, magari ci venga consesso un piano di rientro. Sia chiaro: sulle somme future non si deve più discutere e non vogliamo ritardi. Voglio inoltre chiarire che il Comune di Viggiano, visto che ha già delle buone risorse interne, non sta assolutamente facendo la battaglia per se ma a nome di un’area vastissima che comprende due province.”
Ricordiamo che i comuni facenti parte del Piano Operativo Val d’Agri sono: Brienza, Calvello, Corleto, Gallicchio, Grumento Nova, Guardia Perticara, Laurenza, Marsiconuovo, Marsicovetere, Missanello, Moliterno, Montemurro, Paterno, Sant’Arcangelo, San Chirico Raparo, San Martino D’Agri, Sarconi, Sasso di Castalda, Satriano, Spinoso, Tramutola, Viggiano, Armento, Roccanova, Aliano, Gorgoglione, Anzi, Castelsaraceno, Abriola, Brindisi di Montagna, Accettura, Castelmezzano, Pietrapertosa, Stigliano e Cirigliano.
Sulla mancata coesione della Giunta Regionale dopo la presentazione dell’emendamento, il sindaco Cicala prosegue dicendo: “è stata strumentalizzata politicamente perchè forse non abbiamo il valore di fare battaglie per i territori e conosciamo solo quelle politiche. Qualche sindaco rischia di andare contro il proprio territorio per rispondere a un campanile di carattere politico che sembra essere più forte della necessità di dare giustizia ad una comunità delle aree di estrazione petrolifera.”
“Deve iniziare un percorso nuovo – conclude Cicala – dopo il confronto che c’è stato con gli Assessore e i Consiglieri regionali ci siamo intesi sulla strada da percorrere. Questo emendamento ha avuto il merito di riaprire un dibattito su un tema così importante che per molto tempo è stato messo nel dimenticatoio. In questi anni si è giocato alle scatole cinesi, non si è capito bene come la Regione Basilicata ha speso questo 85% delle royalty e pertanto è arrivato il momento di aprire un sano confronto per non commettere gli stessi errori in futuro.”