Il caos sanitario e finanziario nel quale siamo precipitati con la sospensione delle prestazioni SSN ha un punto di inizio. E sin dal suo esordio ha avuto un filo logico (malsano e dannoso) che lo ha ispirato e alimentato fin qui: la mistificazione della realtà. Diamo per un attimo il beneficio della buona fede all’Assessore Fanelli e procediamo con meticolosa puntualità a prendere in esame pezzo per pezzo le dichiarazioni da lui rese alla stampa (evidentemente predisposte dagli uffici di cui si fida ancora) in cui sono riportati numeri e argomentazioni pseudo giuridiche rispetto ai diritti costituzionali.
In altri termini ci impegniamo a spiegare come stanno davvero le cose, dicendo tutta la verità, solo la verità, nient’altro che la verità. Ah, piccolo dettaglio da aggiungere: dobbiamo dirla per intero, senza nasconderne una parte.
Cercheremo di esprimerci con linguaggio accessibile per i non addetti ai lavori, anche con degli esempi semplici e chiarificatori, se possibile.
Prendiamo a modello un padre di famiglia deve sfamare i propri figli con il pane. Ne ha cinque, e con un rapido calcolo arriva a capire che deve comprare mezzo chilo al giorno, dandone 100 grammi a ciascuno. Così, si reca dal panettiere per comprare il pane che gli serve (mezzo chilo) e spende 2,5 euro al giorno. Passa un anno, la famiglia aumenta, perché ha adottato altri cinque figli. Ovviamente anche il fabbisogno di pane cresce, adesso serve un intero chilo al giorno. Gli servono quindi 5 euro per comprare il pane e poter sfamare i figli. Fermiamoci qui. Facciamoci delle domande semplici: è colpa del panettiere se la famiglia adesso deve spendere più soldi per comprare il pane? Si potrebbe non pagare al panettiere il pane preso in più? Il padre può forse incolpare il panettiere se chiede di vedersi pagare il pane in eccesso rispetto all’anno prima? Non finisce qui. Il panettiere si affanna a spiegare che le maggiori risorse finanziarie necessarie, servono a pagare i costi della maggiore produzione di pane. Ma non c’è verso di far capire che gli euro in realtà non sono soldi, in verità sono pane. Il panettiere non riesce a far comprendere che il pane si produce con le attrezzature, l’energia, le materie prime e soprattutto il lavoro; che non si può produrre pane senza coprire i costi. Insomma, cosa penseremmo di un padre che vuol far pagare il pane allo stesso panettiere? E cosa penseremmo se, nientemeno, questo padre decidesse di tenere digiuni 5 figli su 10? O addirittura, se questo padre dicesse al panettiere che ha fatto male a dargli il pane sulla parola, che non avrebbe dovuto consegnare più pane e che adesso se i figli ne restano senza è pure colpa sua. Che persona sarebbe questo padre?
Ma veniamo alla realtà, mettendo in sospensione le domande del racconto dei figli, del padre di famiglia e del panettiere. Soprattutto teniamo in memoria il pane e il suo fabbisogno “annuale”.
Diciamoci l’intera verità su come siamo arrivati a questa catastrofe sanitaria e di cosa è fatta.
1) Dal 2012 ad oggi, non ci sono mai stati i fabbisogni sanitari a fondamento della “spesa” per le prestazioni sanitarie da rendere ai cittadini/pazienti (quanto pane serve?). Ad onore del vero l’attuale governo regionale ha affidato il censimento dei fabbisogni a Crea Sanità, ma ad oggi non è dato conoscerlo;
2) Le risorse finanziarie assegnate alle strutture accreditate sono rimaste le stesse dal 2014 al 2019 (sono i circa 28 milioni di cui parla l’assessore, mobilità attiva inclusa, pari a solo il 2,5% dell’intera spesa sanitaria regionale, dato lontanissimo da quanto spendono tutte le altre regioni italiane in proporzione ai propri bilanci) ed ogni anno le prestazioni erogate in buona fede e in eccesso rispetto alle assegnazioni, sono rimaste a carico delle strutture (il panettiere ha pagato il pane consegnato);
3) Dal 2020 (anno di inizio della pandemia) cosa succede in Basilicata lo mostriamo con i grafici pubblicati da AGENAS (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) su dati della stessa Regione Basilicata e validati dal Ministero della Salute. In pratica c’è un crollo delle prestazioni specialistiche erogate ai cittadini dal sistema (il più negativo tra le regioni), dovuto alle difficoltà delle strutture pubbliche, a cui consegue l’esplosione delle liste di attesa e la maggior richiesta verso le strutture accreditate;
a. C’è carenza di pane, i figli ne hanno bisogno. Anziché un kilo, a tavola arrivano solo 200 grammi. I dati Agenas dimostrano che per i pazienti oncologici nel 2020 si raggiunge il punto più basso di oltre l’80% in meno e nel 2021 del 74,74%
b. Ciò avviene anche se le strutture accreditate aumentano la produzione (il panettiere produce più pane) riuscendo solo a mitigare la richiesta;
4) Va detta tutta la verità. Per la prima volta da anni il Presidente Bardi e la sua Giunta, su pressante richiesta delle strutture accreditate, utilizzano risorse, fino a quel momento rimaste inutilizzate sebbene previste per il privato accreditato, aggiungendole, a ragion veduta, alla spesa storica del comparto (si devono pagare le produzioni di pane necessario in più);
5) Nel maggio del 2022, anche in forza del decreto “Draghi – Sostegni bis”, è ancora Il Presidente della Regione Bardi che, utilizzando tutte le risorse disponibili, riesce a far coprire tutti i costi del 2021 (di produzione del pane necessario in più) remunerando tutte le prestazioni erogate dalle strutture accreditate, elogiandole e riconoscendo il prezioso ruolo svolto in soccorso del sistema dell’assistenza specialistica;
6) Proseguiamo con tutta la verità. Ad agosto 2022, a pochi mesi dal riconoscimento deliberato per il 2021, accade un’inaspettata e sconcertante inversione di marcia. Con una delibera adottata da un giorno all’altro, senza alcun confronto e preavviso, la Regione assegna le risorse per il 2022 prendendo a riferimento quelle spese nel lontano 2014 (8 anni prima). L’abbattimento rispetto a quanto è servito nel 2021 è del 34% in meno! (il panettiere dovrebbe continuare a pagare le produzioni di pane in più? Dovrebbe continuare a produrlo sulla parola?)
7) Da agosto 2022 la vicenda non cessa di essere sui mass media e l’Unità di crisi sanitaria non ha mai smesso di allertare sulle nefaste conseguenze, che erano già conosciute in proiezione e che oggi stiamo dolorosamente vivendo. Le rassicurazioni che pure ci sono state dovrebbero tradursi in atti concreti (il panettiere non riesce più a sostenere la produzione senza coperture finanziarie).
A tutto ciò va aggiunta la descrizione puntuale e realistica del contesto attuale: tantissime Regioni italiane hanno stanziato risorse proprie (aggiuntive perché il pane non era sufficiente) per sopperire alla domanda di prestazioni specialistiche erogate dal privato accreditato, le liste di attesa sconfinate non sono più accettabili per curare i cittadini, le strutture pubbliche sono allo stremo delle proprie forze, la carenza di personale sanitario è divenuta endemica, insomma, non c’è più tempo per le schermaglie e i posizionamenti dialettici.
Bene, si fa per dire, oggi se il senso di responsabilità, di tutti, dovesse giustamente prevalere sulle “incomprensioni” e sulla disinformazione, in odore di mistificante alterazione della realtà degli uffici preposti, si dovrebbe immediatamente procedere a spegnere l’incendio senza se e senza ma. La casa sta bruciando e la convocazione del giorno 11 in Regione dovrà essere risolutiva. Quindi, l’ennesimo appello al Presidente Bardi. Tocca nuovamente a lui avere l’alta responsabilità di porre fine a questa assurda situazione e aprire le porte del confronto schietto e trasparente per affrontare insieme un futuro che non è roseo per l’assistenza sanitaria, nel più alto interesse dell’intera comunità lucana fatta di imprese, dipendenti e cittadini.
Michele Cataldi
Portavoce dell’Unità di crisi sanitaria Basilicata