Scelti i vincitori e le vincitrici della Quarantanovesima edizione del Premio letterario Basilicata.
Le giurie di Saggistica, Economia e Narrativa presiedute da Cosimo Damiano Fonseca, Adriano Giannola e Ermanno Paccagnini si sono riunite a Potenza in videoconferenza nella sede del Centro studi internazionali Emilio Colombo.
La vincitrice della sezione di Saggistica storica nazionale “Premio Vincenzo Verrastro” è Arianna Arisi Rota con il volume “Risorgimento. Un viaggio politico e sentimentale” Il Mulino.
Il “Premio di Saggistica storica europea”, intitolato alla memoria di Emilio Colombo, è andato a Antonia Bonatesta autore del saggio “Europa potenza civile e Mediterraneo. La politica comunitaria di Carlo Scarascia Mugnozza (1961-1977)” Edizioni di Storia e Letteratura.
Il “Premio di Saggistica storica lucana”, dedicato allo storico potentino Tommaso Pedìo, è stato assegnato a Vittorio Prinzi per il volume “Viggiano e la Grande Guerra. Storia e memoria” Dibuono edizioni.
Il “Premio di Economia politica e Diritto dell’Economia Tommaso Morlino” è stato assegnato a Fabrizio Barca e Patrizia Luongo curatori del libro “Un futuro più giusto” Il Mulino.
Ernesto Ferrero con il romanzo “Francesco e il Sultano“, Einaudi, è il vincitore della sezione Narrativa, mentre, il premio riservato a opere che promuovono la cultura della parità di genere e delle pari opportunità è stato attribuito a Igiaba Scego autrice del libro “La linea del colore“, Bompiani.
Il “Premio di Letteratura spirituale e Poesia religiosa”, infine, è stato assegnato alla poetessa fiorentina Paola Lucarini Poggi.
La cerimonia di consegna del Premio di Saggistica storica lucana si svolgerà il 24 ottobre a Calvello alle ore 18.00 nella Sala convegni del Convento Santa Maria de Plano.
Ci soffermiamo, con un articolo che c’è stato inviato dal Centro Studi Thalia, sull’autore di Viggiano Vittorio Prinzi e il riconoscimento che gli è stato assegnato.
Un’interessante e accurata operazione di ricucitura tra memoria e storia locale: è il merito del volume “Viggiano e la Grande Guerra. Storia e memoria” (Dibuono edizioni) del prof. Vittorio Prinzi al quale è stato assegnato il Premio di Saggistica storica lucana, dedicato allo storico potentino Tommaso Pedìo, per l’edizione 2020 del Premio Letterario Basilicata.
Il trauma della Prima Guerra Mondiale contribuì più di ogni altro evento, delle stesse guerre del Risorgimento, alla vera unità italiana, facendo in modo che le più lontane province del Sud si sentissero vicine alle città e ai centri del Nord. Questo sforzo unitario, questa trasformazione collettiva è “leggibile” nelle pagine del saggio di Vittorio Prinzi, già autore dello studio “La massoneria in Basilicata. Dal decennio francese all’avvento del fascismo”, che con il testo premiato si conferma tra i più attenti studiosi di storia locale, con un merito sicuramente innovativo: la capacità di far dialogare la storia locale con i grandi avvenimenti storici nazionali.
Il volume, prima di tutto, salda un debito di riconoscenza tra Prinzi e la propria comunità, della quale è stato amministratore pubblico e nella quale ha svolto per molti anni la sua professione di docente di liceo. Attraverso un’interessante operazione di ricerca negli archivi locali, l’autore si è cimentato con successo nella sistematizzazione rigorosa di dati quantitativi e qualitativi sul contributo offerto dai viggianesi alla Grande guerra, decantando informazioni provenienti da fonti diverse (archivi pubblici, fonti a stampa, memorialistica, fonti iconografiche e monumentali) e provando a mettere ordine tra testimonianze evidentemente disomogenee.
Particolarmente interessanti risultano le pagine dedicate alla mobilitazione militare: a tutti i 354 arruolati viggianesi, tra i quali 58 caduti, Prinzi dedica una minuziosa scheda frutto di faticose ricerche negli archivi comunali, provinciali e militari. Uno dei dati che traspare da questa appassionata ricostruzione storica è che la partecipazione delle masse meridionali alla Grande Guerra non fu un fatto passivo. Certamente ci furono grande resistenze all’arruolamento, come si evince dai dati sulla renitenza alla leva, il non rispondere alla chiamata o perché emigrati all’estero e quindi fingere di non avere un recapito certo, o perché nascosti in qualche remota campagna
Del fronte interno, inoltre, sono ricostruiti aspetti particolarmente significativi, come quelli legati alla pratica della requisizione di animali, alla creazione dei Comitati di assistenza, alla concessione di sussidi, all’apertura di un asilo di guerra per figli di militari, al complesso e farraginoso funzionamento della rete degli uffici notizie, agli approvvigionamenti e alla partecipazione dei viggianesi alla campagna per i prestiti nazionali. Molto opportunamente, inoltre, l’indagine procede ramificando nel tempo lungo del dopoguerra, nel delicato tentativo di leggere i segni indelebili del conflitto e il culto della memoria, tra elaborazioni collettive, istinti celebrativi comunitari, necessità di cristallizzare i ricordi e meno nobili strumentalizzazioni politiche.
Nel libro troviamo il prezzo pagato dai lucani per un’altra epidemia, di cui spesso in questi tempi si fanno riferimenti, l’influenza spagnola. Soltanto nel 1918, osserva Prinzi, “furono 5.005, pari a 1112,2 per 100.000 abitanti, il più elevato tasso di mortalità dell’intero paese”. A Viggiano tra il 1911 e il 1921 la popolazione si abbassò da 4030 a 3777 a causa principalmente dell’epidemia di spagnola. Ciò non impedì tuttavia che dal paese della Val d’Agri e dalla Lucania partissero cospicue sottoscrizioni in favore delle zone liberate e delle famiglie dei caduti. Segno che la terra dove più forti erano state le insorgenze antirisorgimentali era ormai integrata nel discorso nazionale.
Il volume di Vittorio Prinzi, pertanto, anche in virtù di una scrittura piana e gradevole si pone come sussidio storiografico per lettori diversi, dai cultori di storia, agli appassionati di vicende locali, agli storici di professione, offrendo nel denso susseguirsi delle pagine tanto il racconto, quanto un non trascurabile apparato iconografico di buona qualità, accompagnato da una ricognizione, spesso di prima mano, di informazioni e dati accuratamente raccolti e sapientemente organizzati in chiave storiografica.