L’Italia sta affrontando la fase più acuta della seconda ondata della Pandemia legata alla diffusione del Covid-19.
Da circa un mese oramai, il nostro Paese è suddiviso in aree differenziate di rischio in relazione ai numeri del contagio che vengono analizzati settimana dopo settimana.
Ad ogni modo, l’impressione è che le misure vadano piano piano uniformandosi verso le chiusure generalizzate, nonostante un iniziale ma certificato rallentamento della curva epidemica e dell’indice di contagio generale.
All’interno di questo contesto, nonostante numerosi appelli alla responsabilità e alla cautela rispetto ad alcune modalità comunicative francamente incomprensibili, ci troviamo ancora una volta a commentare il pessimo “Spettacolo” di una politica litigiosa che preferisce anteporre, anche in una situazione disperante come questa, la percezione del consenso elettorale del momento alla reale dimensione di ciò che accade.
D’altra parte, uno scenario di questo tipo è utile a chi ama infarcire di polemiche sterili e chiacchiericcio inutile gli innumerevoli programmi di “Approfondimento” che le reti televisive ci propinano oramai a tutte le ore del giorno e della notte.
La prima ed immediata conseguenza di siffatta melma mediatica è quella di generare un sentimento di rassegnazione: a differenza della prima ondata di Marzo e Aprile, questa volta tutto sembra essere più pesante, più ingiusto.
Intere categorie di lavoratori che non riescono ad immaginare quando questo tristissimo periodo potrà avere una fine, sogni svaniti, sacrifici che evaporano tra un bollettino e l’altro.
E poi, ciò che (a parere di chi scrive) fa veramente male e purtroppo rende chiare le ragioni della crisi morale irreversibile del nostro Paese: la continua umiliazione dei giovani.
Da mesi assistiamo a penosi resoconti mediatici sulla cosidetta “Movida”.
Un’ Italia paternalista, ipocrita, che preferisce scaricare la responsabilità dei problemi sulle categorie più fragili, raccontando verità parziali e di comodo.
Una certa schiera di politici e anche qualche virologo (pochi per la verità) continuano a sostenere che la grande responsabilità della seconda ondata covid sia da attribuire a orde di ragazzi e giovani irresponsabili che avrebbero vissuto l’ estate come se il Covid non ci fosse.
Posto che una tesi simile pare sinceramente avere poche basi scientifiche attendibili, di sicuro un’argomentazione del genere risulta fortemente riduttiva ed evidenzia anche un po’ di malafede, soprattutto se parametrata a territori quasi spopolati e abitati in massima parte da anziani come la Basilicata.
In conclusione, è opportuno evidenziare che su questo tema così delicato, la coscienza di qualcuno – anche all’interno del Comitato Tecnico Scientifico – pare essersi finalmente destata.
Il prof.Agostino Miozzo, intervistato dal Corriere della Sera e sollecitato sul tema, ha dichiarato: “Chiediamoci anche quanti sono i giovani che da settimane o mesi non escono più di casa, rifugiati nel buio della loro stanza davanti ad uno schermo di pc per ore ed ore, vittime di quella ormai famosa sindrome della capanna che genera paure, ansie, insonnie e tante altre patologie della mente. Fra qualche tempo, ad emergenza Covid superata, vedremo i disastri provocati, senza contare il rischio di reclutamento da parte della criminalità organizzata di bambini sotto i 14 anni che per settimane non frequentano la scuola.”
Meglio tardi che mai.