“La Basilicata continua ad essere terra depauperata delle proprie risorse e martoriata economicamente in barba ad interessi di facciata che portano ad una scorretta gestione delle risorse pubbliche”.
A sostenerlo è il Presidente dell’U.Di.Con. Basilicata Severino Notarfrancesco che fa riferimento alla situazione relativa alle bollette sui consumi idrici fatturate da Acquedotto Lucano e pervenute nei giorni scorsi ad alcuni cittadini e gestori di attività commerciali le cui proteste hanno portato alla nascita di un comitato promotore della petizione popolare voluta dall’Associazione Com.Art di Villa d’Agri.
Notarfrancesco, nell’esprime sostegno e solidarietà all’iniziativa ricorda che “il prezzo dell’acqua in Basilicata, nonostante le ingenti forniture provenienti dai comuni macroproduttori, è elevato a causa delle spese gestionali di Acquedotto Lucano che negli anni ha visto creare falle sul modo di gestire alcuni settori come, nella fattispecie, le letture a domicilio e la manutenzione delle reti”.
Per il Presidente regionale dell’U.Di.Con., sin dal momento in cui c’è stato il passaggio di competenze ad Acquedotto Lucano “sono stati commessi piccoli errori che hanno portato negli anni all’evolversi di una situazione lacunosa derivante probabilmente dalla errata comunicazioni di dati corretti relativi alla presenza del numero di contatori, numero e tipologia di utenze. Nel frattempo all’azienda idrica non sarebbero arrivati dati corretti da parte dei cittadini che poco o male informati, non avrebbero comunicato nel corso degli anni all’attuale ente di gestione idrica il numero reale di componenti familiari che utilizzano il servizio. Il maggior disagio per i cittadini utenti viene fuori- aggiunge Notarfrancesco- dal conteggio economico sulle letture presunte andando anche contro quelli che sono i dettami dell’Arera che invece impone due fatture di saldo all’anno da emettere in seguito a letture rilevate”.
Ben venga l’annullamento delle bollette da parte di AL e la disponibilità a rimodulare le stesse in seguito ad autolettura, ma a sostegno della petizione popolare, l’U.Di.Con. avanza proprie proposte ad AL che vanno nella direzione di “una ridistribuzione degli utili (che ammonterebbero a circa 30milioni di euro) tra tutti i cittadini che, ricordiamo, sono soci utenti dell’ente idrico nella misura del 51% contro il 49% di Regione Basilicata, optando quindi per una riduzione dei costi tariffari stabiliti dall’Egrib tra il 20 ed il 40% relativamente alle prime fasce di pagamento. In un momento di crisi economica come l’attuale, causato dall’emergenza Covid-19- aggiunge ancora il Presidente regionale dell’U.Di.Con. Basilicata- sarebbe stato necessario spalmare gli utili alleggerendo le bollette e andando incontro alle esigenze dell’utenza considerato che molti cittadini si sono trovati senza stipendio, con cassa integrazione non ancora erogata e con commercianti i cui esercizi commerciali non hanno prodotto reddito”.
Per Notarfrancesco occorrerebbe anche giungere anche “ad una mappatura relativa al censimento del numero dei contatori recuperando eventuali abusivi facendo comprendere all’utente che l’acque è un bene prezioso e va utilizzato con senso di responsabilità, ma è pur vero che se i servizi di gestione vengono pagati da tutti i costi si abbattono. Occorre procedere anche ad una calibratura adeguata dei contratti in base alle reali esigenze perché, ad esempio, se una famiglia composta da quattro persone consumerà 300m³ di acqua all’anno, riceverà solo tre fatture. Se la fatturazione aumenta i problemi sono due: o c’è da parte della famiglia un consumo spropositato o il problema riguarda i contatori e i suoi allacci”.
Va ricordato inoltre che gran parte dei costi in bolletta sono relativi al servizio di fogna e depurazione che incidono per 0,66 centesimi di euro a m³ e che in media una persona consuma 0,20 m³ al giorno. Per tanto, “vanno risolti quei problemi strutturali che potrebbero emergere nel caso in cui la tariffazione Egrib sia correttamente applicata”.
Ciò che preme all’Udicom è “capire dove materialmente sia il problema di AL le cui dirigenze, alternatesi negli anni, potrebbero aver avuto e avere grandi responsabilità chiudendo gli occhi in alcune situazioni scomode come le ‘mappature di comodo’ di reti dimenticate in fase di redazione progettuale ma che di fatto esistono ed hanno costi gestionali e manutentivi che incidono sulle economie aziendali”. Per l’U.Di.Con. lucana “occorrerebbe avere anche contezza delle presunte attuali situazioni debitorie (si ipotizzano almeno 200 milioni di euro di passività su cui occorre far chiarezza e capirne la reale entità) che metterebbero l’Ente in condizione di non poter emettere commesse per una sfiducia da parte di chi è chiamato a fornire servizi importanti e che, per timore di non ricevere i compensi dovuti, rinuncia a partecipare eventualmente anche a gare d’appalto disposte da AL”.
L’U.Di.Con. di Basilicata chiede infine alla Regione di intervenire per sanare falle negli errori dirigenziali che al momento sembrano essere tanti e riporterebbero ad una incapacità manageriale di gestire un Ente in cui i dipendenti diminuiscono e non vengono rimpiazzati, ma si continuano a pagare numerosissime ore di straordinario al mese per chi gravita nel cerchio magico di una Dirigenza che percepisce lauti stipendi e che consentirebbe agli ‘amici’ più stretti e più compiacenti di gonfiare le proprie prestazioni in AL per poter ottenere maggiori benefici remunerativi spalmati nel medio-lungo periodo.”