Il Corona Virus o “Covid-19” è piombato nelle case degli Italiani.
Come tutto ciò che è ignoto e non conosciuto, genera di per sè angoscia, panico e smarrimento.
Esperti, virologi e scienzati si affrettano a ricordarci che “Si tratta di emergenza, ma non è pandemia: ogni contagiato ha un’altissima probabilità di sopravvivere, nella stragrande maggioranza dei casi, senza avvertire alcun sintomo o avvertendo sintomi lievi e sovrapponibili alla normale influenza.”
Ciò che si vuole provare ad analizzare all’interno di questa piccola riflessione non è l’aspetto sanitario bensì l’approccio comunicativo dei media e la reazione “Catastrofista” della stragrande maggioranza del popolo Italiano.
Il vero virus resta la disinformazione
Si tratta senza alcun dubbio della prima epidemia “Al tempo dei social”.
Dopo la scoperta del primo “Caso Italiano”, abbiamo assistito ad uno spettacolo indecente di allarmismo e speculazione comunicativa calcolata.
Mentre le informazioni erano ancora del tutto parziali, le home page dei quotidiani online erano già pieni di titoloni apocalittici del tipo : “Virus, l’Italia alle corde.”, “Italia, ora è rischio pandemia.” ecc. ecc.
La comunicazione Istituzionale (Governo e Protezione Civile) ha fatto molta fatica a contenere il panico ed il catastrofismo iniziale, in poche ore gli Italiani si sono fiondati all’interno delle farmacie e dei supermercati per fare scorta di vettovaglie in vista della “Guerra imminente” contro il microorganismo.
Nel frattempo, sui social (e non solo), impazzavano fake news che raccontavano dell’immediato propagarsi del virus in tutto il Paese, con l’imminenza di uno scenario inevitabile di morte e distruzione.
Ciò che è accaduto nelle ore successive, è per fortuna noto: la comunicazione televisiva e social dei grandi network è stata opportunamente ricalibrata.
A parere di chi scrive, il governo ha fatto pressioni perchè si iniziasse a raccontare la verità alle persone: “Non si muore PER il CoronaVirus ma CON il CoronaVirus” oppure “Il virus può colpire in maniera letale QUASI ESCLUSIVAMENTE pazienti di età avanzata con patologie gravi pregresse e già indirizzate verso lo stato terminale.”
Beh si tratta di due discriminanti che incidono e non poco sulla percezione del rischio da parte dei cittadini.
Un conto è mandare in onda speciali di quattro ore in prima serata avendo alle spalle enormi grafiche luminose con il pallottoliere aggiornato minuto per minuto, altra cosa è invece specificare ad esempio che i nuovi contagi sono, nella stragrande maggioranza dei casi, riferibili a contatti dei pazienti con le due aree “focolaio”.
Non è forse anche questo atteggiamento comunicativo a legittimare la ridicola crisi di panico che sta coinvolgendo troppi milioni di italiani?
E’opportuno ricordare che, anche grazie a questa nefasta tendenza alla spettacolarizzazione della notizia, oggi stiamo assistendo a scene grottesche da caccia all’untore, a vere e proprie persecuzioni nei confronti di cittadini cinesi (finora sani e negativi ai test sul Covid 19) residenti in Italia e addirittura a speculazioni o truffe sui prodotti di prevenzione igienica.
Ebbene si, tutto questo sta accadendo nella civilissima e democratica Repubblica Italiana.
Ciò premesso, questo “Rincoglionimento sociale” non sorprende per nulla ed ha origini lontane.
Raccogliamo i “frutti” di venticinque anni di comunicazione trash
Sembrano lontanissimi i tempi delle dirette “fiume” dei programmi di “approfondimento” (in buona parte trasmessi sui canali del servizio pubblico e realizzati con i soldi di noi contribuenti) da Novi Ligure o da Cogne per scoprire ogni dettaglio delle vicende di Erika e Omar o di Anna Maria Franzoni.
Giorni e giorni ad impegnare l’opinione pubblica forzatamente su vicende di cronaca nera.
Salotti televisivi, pettegolezzi, fortissime dosi di imbecillità iniettate quotidinamente nelle nostre abitazioni.
A un certo punto, pareva fosse giunto il momento di un giudizio universale di sessanta milioni di persone mentre la giustizia parallelamente seguiva in silenzio il suo corso.
Poi arrivarono i tempi del caso Sarah Scazzi e di Capitan Schettino e via con i “plastici” della nave e con le interviste in prima serata a Michele Misseri.
Avetrana era diventata capitale d’Italia: improvvisamente i pullman dei network televisivi nazionali avevano sconvolto la vita di una piccola comunità di poche migliaia di abitanti.
Le proverbiali interviste ai “Passanti”, intere troupe televisive che irrompevano nei Bar o nei circoli ricreativi per fomentare cittadini ignari al giudizio o al pettegolezzo.
Tutto questo, unicamente per osservare la legge del Dio “Audience”.
Nel frattempo, si tagliavano i fondi per la realizzazione di programmi culturali e di ricerca scientifica.
Spariva praticamente la vera Satira Politica e i giornalisti non allineati al nuovo corso erano costretti, nel migliore dei casi, a ripiegare nei teatri.
Le produzioni televisive curavano oramai esclusivamente la realizzazione dei “Reality” o dei “Talent”in cui si promuoveva scientificamente un nuovo modello sociale basato sull’individualismo e sulla superficialità.
Abbiamo partorito generazioni di italiani ignoranti e saccenti, incapaci di comprendere la centralità del rispetto della Cosa Pubblica.
L’avvento dei social ha fatto il resto…
Abbiamo puntato sul modello “Velina e Calciatore” e poi sull’ “Influencer” di Instagram per evitare che le nuove generazioni potessero acquisire reale consapevolezza dell’importanza del Diritto allo Studio all’interno di uno Stato Democratico.
Abbiamo legittimato nuovi arrivisti e prevaricatori, a discapito del merito e della competenza.
Abbiamo scelto di allevare una nuova Italia di ignoranti e servi per poter indirizzare a piacimento l’opinione pubblica.
Poi basta un virus che sembra essere poco più di un’influenza, per farvi saltare il giocattolo tra le mani.
Ah quanto è fragile questo capitalismo nostrano.
Per una corretta informazione sul “Covid-19”
https://www.facebook.com/Gazzettadellavaldagri/videos/230277301346083/