Giovedì 9 gennaio 2025, nell’Aula Magna dell’ ’I.I.S. ‘’G. Peano’’ di Marsico Nuovo, si è tenuto un incontro con la CGIL, la Caritas Ambrosiana e l’associazione ‘’U.C.A.P. TE’’ (‘’Una Casa Anche Per Te’’), riguardo il riuso sociale dei beni confiscati alle Mafie.
Dopo i saluti istituzionali, ha preso la parola il coordinatore della CGIL della Val D’Agri, Mario Fulco, il quale ha introdotto il tema e gli ospiti presenti, tra i quali don Massimo Mapelli, responsabile della Caritas della zona sud di Milano e fondatore dell’’associazione ‘’U.C.A.P. TE’’ che, ormai da quasi 20 anni, si occupa dell’accoglienza di minorenni stranieri, donne e uomini in difficoltà e Mahmud e Mina, due ragazzi egiziani, che hanno raccontato le tante vicissitudini del loro viaggio dall’Africa verso l’Europa.
La storia di Mahmud è incredibile! Ha 16 anni e grazie ad un furgone è riuscito ad arrivare al confine con la Libia, dove la polizia lo ha perquisito, lo ha picchiato e portato in un magazzino, in cui il cibo e l’acqua scarseggiavano e dove si era costretti a stare in religioso silenzio, per paura delle possibili conseguenze, che non sono tardate ad arrivare: il proprietario del magazzino, infatti, irritato da qualche situazione che resta ancora ignota a Mahmud, è arrivato a bruciare la pelle dello sfortunato ragazzo con della plastica fusa, lasciando cicatrici sul suo corpo e soprattutto nella sua mente.
Dopo 30 giorni di permanenza, Mahmud e i suoi compagni sono stati portati in spiaggia, dove per una notte intera hanno aspettato l’arrivo di una barca, circondati da una serie di individui armati e collegati a gruppi mafiosi. Dopo 30 ore di navigazione, riescono finalmente a vedere Lampedusa, ma la gioia per tale avvistamento è velocemente rimpiazzata dalla preoccupazione a causa della formazione di un foro nel gommone. I ragazzi chiamano la Croce Rossa, che inizialmente non risponde, ma poi arriva in loro soccorso e li porta sulla terra ferma. Qui minorenni e maggiorenni vengono separati: Mahmud decide impulsivamente di scappare in un’autostazione vicina. Non ha soldi, ma riesce comunque a prendere il pullman e ad arrivare a Milano, dove la polizia lo trova e lo mette in contatto con l’associazione, grazie alla quale ora ha una casa e va a scuola. Frequenta, infatti, il secondo anno delle superiori.
Mina ha 17 anni, ma è partito per questo lungo viaggio quando ne aveva 16. Ha impiegato 11 giorni per arrivare a piedi al confine con la Libia insieme a suo cugino e a degli amici e, una volta arrivato, anche lui ha subito la stessa sorte di Mahmud. Il suo viaggio in mare è durato 39 ore, ma dopo solo 6 ore la barca ha iniziato a riempirsi d’acqua. Ciononostante anch’essi sono riusciti a sbarcare a Lampedusa, per poi essere trasferiti a Crotone, in un centro d’accoglienza con più di 10.000 persone e nel quale, per mangiare, bisognava fare una fila interminabile. Così dopo 15 giorni, anche Mina decide di scappare per raggiungere lo zio che si trova a Milano. Arriva nella metropoli verso le 2:00 e quella notte dorme per strada. Il giorno seguente va dallo zio che, non potendolo mantenere per un lungo periodo, decide di portarlo in questura. Dopo una serie di trasferimenti e disavventure, viene definitivamente affidato all’associazione di don Mapelli, che è ormai la sua casa da 6 mesi e che gli ha permesso di seguire dei corsi di italiano.
La comunità creata da don Mapelli conta 40 ospiti, ma non funge semplicemente da abitazione, dal momento che i ragazzi vanno a scuola, pensano alla manutenzione e alla cura della casa, a rotazione aiutano in cucina, lavano i piatti e si prendono cura degli animali. Spesso lavorano per i comuni limitrofi, il che è diventato un vero impiego per i ragazzi maggiorenni, mentre è una palestra per il lavoro per i più giovani. Una volta compiuti 18 anni, i ragazzi ricevono un permesso di soggiorno in attesa di occupazione e, da quel momento in poi, hanno 6 mesi di tempo per trovare un lavoro. In una grande ed esigente città come Milano le opportunità sono tante, ma spesso vengono richieste delle qualifiche specifiche, così questi giovani, intraprendenti e volenterosi, si ritrovano a lavorare in orari più scomodi e che non tutti sono disposti a fare. Questo è il caso di Salah, uno degli ospiti dell’associazione, che è diventato maggiorenne il 5 gennaio e ha iniziato a lavorare come panettiere il 7 gennaio, alzandosi alle 3 di notte per fare il pane.
Spesso i migranti vengono ritenuti la causa della criminalità in Italia, mentre è la criminalità a sfruttare il fenomeno migratorio per scopi illeciti. Molti viaggi, infatti, sono pianificati dalle organizzazioni criminali per permettere l’arrivo degli stranieri e approfittare delle loro povere condizioni affidando loro incarichi pericolosi e illegali. Ed effettivamente, anche a causa di tutto ciò, oggi Milano è la prima città in Europa per spaccio di droga.
Nel nostro Paese esiste una pena esemplare per i mafiosi che prevede, oltre alla condanna in carcere, anche la confisca dei beni ottenuti tramite le loro attività illecite. La legge in questione venne pubblicata nel 1982 e, come racconta Elena Simeti, referente dell’associazione ‘’U.C.A.P. TE’’, oggi è conosciuta come ‘’legge Rognoni-La Torre’’, in onore dei suoi due maggiori promotori, Virginio Rognoni e Pio La Torre, membro della Camera dei Deputati e redattore della ‘’Relazione di Minoranza’’ del 1976, in cui si chiedeva di togliere il potere economico alla mafia e di inserire un articolo nel codice penale che riguardasse direttamente questo tipo di associazioni.
Quest’ultimo sfortunatamente non riuscì ad assistere alla pubblicazione di tale norma, poiché fu assassinato. Successivamente, grazie all’associazione ‘’Libera’, nel 1996 venne promulgata una legge, che sancisce il riutilizzo dei beni confiscati alla mafia per scopi sociali e la cui esistenza è fondamentale per le persone in difficoltà (straniere e non).
Paola Appella