La parodia, secondo il vocabolario Treccani, – alla lettera b – “ci dice che è un’accezione più generica, imitazione deliberata, con intento più o meno caricaturale, dello stile caratteristico di uno scrittore, di un musicista, di un regista e sim., realizzata inserendo nella nuova composizione passi che ne rievochino con immediatezza la maniera”. Tutti conosciamo la storia di Renzo e Lucia, i Promessi Sposi nati dalla fantasia di Alessandro Manzoni. Di parodie de I Promessi Sposi ne abbiamo viste tante. Mitica quella del Trio Solenghi, Marchesini, Lopez con Renzo, Alias Tullio Solenghi, con l’autoradio sotto il braccio mentre vaga per la città in rivolta. Ma i Promessi Sposi rappresentano anche il tormento e la gioia di tanti studenti boomer, come si è soliti individuare quel “ramo” di generazione. E la storia di Renzo e Lucia, oggi, è anche la scusa per fare cultura, per aprire la mente e rendere vivace la vita di piccoli paesi che non vogliono arrendersi all’apatia. La storia che voglio raccontarvi è quella di Corleto Perticara che gode dei frutti della passione forte di un giovane attore/regista teatrale. Giuseppe Gravallotti, dopo aver frequentato l’accademia a Napoli rientra al suo paese e ridà vita alla bottega-barberia-studio fotografico del nonno, luogo dove all’ingresso campeggiava l’insegna in platino con la dicitura “Agenzia/Biglietteria – Flotta Lauro”, prende la vita di paese e la rivolta in parodia di ogni sorta di diario minimo o , anche, in stupidario delle cose semplici fino a rendersi promotore di un laboratorio/scuola di teatro per piccoli scolari. Incontra la disponibilità e l’entusiasmo dei genitori, cattura la curiosità e l’attenzione di una quindicina di piccoli cittadini Corletani e mette su la parodia de I Promessi Sposi. Mette in campo una sorta di “musical” in stile “compagnia Oblivion”, e fa divertire gli spettatori ma, soprattutto, impegna per circa un anno un bel gruppetto di ragazzi con mamme al seguito. E non è il traguardo che vorrei raccontarvi, che pure merita, per simpatia, esilarante esposizione di una storia che molti conosciamo e, in alcuni tratti, per la comicità ed il sorriso che ci hanno regalato. Vorrei invece spostare la riflessione su una passione che riverbera tutta la sua positività su un’intera comunità; di un tempo che riesce ancora a rendersi valido per quanti non vogliono farsi fagocitare da schermi telefonici, da slot elettroniche e bisbocce davanti ai Bar. Vorrei dirvi di un gruppetto di bravi e fantastici ragazzini che mi va di elencarli uno ad uno: Alessandra Massaro, Mia Genovese, Giovanni Carone, Viola Lauria, Donatella ed Emanuele Pinto, Sofia Guerra, Chiara Genovese, Alice Logiodice, Marzia Lauria, Greta di Tommaso e Ioana Abate sotto la regia di Giuseppe Gravallotti, che oltre a metterci l’anima ci ha messo tutta la famiglia. Trasformando la moglie, Giusy Tirotta, in costumista, aiuto regista ed altre attività -tutte in uno -, il figlio Edoardo che si è trasformato con grande sicurezza in copresentatore.
In quaranta minuti circa abbiamo riso e sorriso, ci siamo divertiti e, soprattutto, abbiamo ammirato la bravura di tanti piccoli attori che nel cimentarsi a studiare la parte, a fare le prove, ad imparare canzoni ed a rispettare gli spazi dei colleghi protagonisti hanno acquisito nuovi termini al loro vocabolario, hanno capito che il tempo libero non è solo scorrazzare per le vie del paesello e che ci sono tanti momenti belli che si possono vivere anche impegnandosi a studiare le parti del copione ed a sforzarsi di recitare davanti la ribalta di un palco. Da Renzo che non dimentica il vizio dei tempi e ricorda a Lucia che l’indomani occorre passare dal centro commerciale perché c’è la birra in offerta a novantanove centesimi di euro. Al Cardinale Borromeo che con lo slang tutto romano elenca le magnificenze gustative di una sana e vera carbonara. Pubblico molto attento, sala piena tanto da richiedere una replica dello spettacolo hanno fatto da cornice ad una storia bella che ci racconta del bene che vince sul male. Ma siccome i social oggi sono la forza della comunicazione vorrei concludere riportando un Post che ritengo molto bello: <<l’amore è piantare un albero di ulivo e sognare, un giorno, di vederci arrampicare tuo figlio [Cit. Francesca Lombardi]>>; credo che aiutare a crescere bene tanti ragazzini contribuisca non poco alla piantumazione di alberi che un giorno saranno arrampicati da uomini forti e capaci di prendere la guida del nostro Paese. È nel vedere oltre la nostra generazione che sta il futuro di un mondo che abbiamo l’obbligo di lasciare in ordine ai nostri figli. Ed a Corleto, nella Sala del Cinema Zi Nick, Sabato 24 febbraio si è scritta una bella pagina che guarda ben oltre il vivere quotidiano; grazie all’associazione Istinto Lucano che ha portato avanti il progetto/laboratorio teatrale per ragazzi sotto il nome: La Lucertola.
Gianfranco Massaro – Agos