Faccio mie le istanze di molta gente, stanca di campanilismi e desiderosa di vedere un reale cambiamento culturale anche a mezzo di una politica che carchi i confini e lavori in sinergia con tutti i territori, anche e soprattutto a quelli appartenenti alle limitrofe Regioni di confine.
Giornali locali, mass media e siti social, primo tra tutti Facebook, da più giorni riportano in interventi promossi da comitati locali, organizzazioni e referenti vari al riguardo dell’approvato studio di fattibilità tecnico/economico relativo alla progettazione della nuova tratta ferroviaria Battipaglia/Praia a Mare.
Atto che ha alimentato un coro spesso dissonante, dove primeggia la difesa di interesse di campanile, soluzioni tecniche a scopo localistico, tutte supportate da generiche proposte di opposizione e, in taluni casi, alternative allo studio di fattibilità appena approvato quale sintesi di migliore soluzione tecnico/progettuale, che ha tenuto conto degli interessi e delle logiche funzionali ed economiche, ed estromesso dal quadro scintati e negativi interessi vincolati a criteri di solo localismi.
Studio che è partito dal territorio in scala macro-regionali ed ha tentato di armonizzare esigenze locali con criteri e vincoli nazionali, cui si è dato risposta con il tracciato proposto.
Un coro di “men screamers”, tuttologi, titolari di verità assolute e di spiccate capacità tecniche hanno postato le loro “idee migliori” allo scopo di demolire quanto scientificamente progettato e sostenuto a livello nazionale e, ciò, al sol fine di portare acqua al proprio mulino. Ai comitati e alle associazioni, di volta in volta, hanno fatto da sponda vari personaggi politici che, in becera competizione, hanno gareggiato per attrarre benevolenza da un popolo reso incredulo e privo ormai di ancore cui aggrapparsi.
Lo studio di fattibilità fonda su particolare contingenza e si pone l’onere di dare risposte a un quadro esigenziale di levatura nazionale proposto dalla FS seguendo un attento profilo tecnico, lontano da ingerenze politiche.
Evidentemente, come accade di frequente, l’occasione ha stimolato le coscienze di pochi che hanno cercato di carpire la buona fede del popolo, alternandosi nelle scelte per ottenere consensi popolari millantando sulla genitorialità del progetto per aver elaborato l’idea del tracciato per il Vallo di Diano e poi, dulcis in fundo, chiesto la presenza di un’unica stazione lungo il tracciato indicando Atena Lucana.
Fin qui nulla di particolarmente trascendentale, rientra nell’ordine del modo attuale (purtroppo) di fare politica, pur se si comprende l’etica che governa alcuni eventi e che appartiene a certi apparati decisori.
Tutti, coro e popolo, sono stati istigati a pensare alla tratta di nuova progettazione quale bene del Vallo e non già a servizio di un quadro di trasporti nazionali, tanto da far trascurare il vero scopo del progetto, elaborato secondo principi di economicità funzionale in cui la tratta, Battipaglia/Praia a Mare, rappresenta un capo saldo di pregio che dovrà determinare un progressivo miglioramento del servizio ferroviario su ampia scala, a lunga percorrenza, per facilitare l’interscambio tra il SUD dell’Italia e il ricco NORD.
Di ridurre, in tal modo, quel deficit strutturale che negli anni ha caratterizzato differenze e opportunità lavorative.
In questo senso la parte tecnica, deputata alla progettazione, cosciente della novità e degli oneri affidati, ha predisposto una valida proposta che si pone a supporto della rete esistente in forma di bay pass, evitando congestioni e tutti i possibili disagi, spesso presenti sulla rete tirrena, avvilita da un gran numero di accumuli di ritardi che crescono ancor più d’estate, quando la stessa è chiamata ad assumere una funzione che potremmo definire di “metropolitana a cielo aperto” a servizio dei vari punti balneari della costa Cilentana.
È proprio in forza di questi principi che la nuova tratta ferroviaria Salerno- Reggio Calabria, con i suoi sub lotti, ivi compreso il lotto Battipaglia/Praia a Mare, ha riscosso un interesse di rilievo nazionale e se vogliamo europeo, tant’è che al culmine del dibattito pubblico e alla luce dei numerosi studi e audizioni tenute in Senato, ha riscontrato apprezzamenti e interessi da parte della politica nazionale che ne ha decretato l’inserimento tra le grandi opere infrastrutturali con priorità, il c.d. PNRR, definendola – Asse di congiunzione tra Salerno, Reggio Calabria e la stessa Sicilia idonea a ridurre sia i tempi di percorrenza che a mettere a disposizione di un gran numero di utenti e strutture commerciali l’AV.
Qualificato stimolo per un rinnovato uso del treno soprattutto per ciò che attiene lo spostamento di materie e merci – scambi commerciali su rotaie – seguendo principi di logica intermodale.
Come dire, un’opera moderna in linea con la risposta crescente di mobilità che ha tenuto conto delle priorità dei territori, per molti anni relegati a ruolo di cenerentola, per diventare modello strutturale di nuova concezioni a supporto della crescita economica e il rilancio di una vasta area geografica del nostro paese, volano di riequilibrio socio-economico tra Nord e Sud.
Orbene, mentre per una serie di opportunità logiche la politica nazionale si è affidata alle scelte tecniche operate dalla RFI, marginalizzando ogni tentativo d’ingerenza politica/locale e sposato la richiesta di individuare una stazione di servizio da interporre all’interno del tracciato Romagnano/ Praia a Mare, la popolazione, fomentata da sostenitori sventolanti sentimenti localistici e poco lungimiranti, si è divisa e malamente confrontata sull’ipotesi di fermata ad Atena Lucana, anziché Buonabitacolo/Padula, come previsto in progetto, spingendo, in taluni casi, addirittura verso l’ipotesi di un cambio di tracciato a privilegio della rete esistente Salerno- Sapri – Maratea.
Ciò su impulso di organizzazioni culturali in sede localistica (!).
A tal proposito sarebbe il caso di portare all’attenzione di tali ultimi oppositori l’intervento apparso su Studio Uno Tv – canale 646 – del dott. Angelo Marmo da Roma, il quale, in maniera chiara, ha tratteggiato il contenuto del progetto e delle sue fasi nonché ha menzionato la corposa documentazione approvata, ivi compresa la relazione generale che riguarda l’intero programma costruttivo e che è parte integrale della pubblicazione dello studio di fattibilità tecnico/economico di recente approvazione.
Ha chiarito, altresì, gli aspetti relativi allo stato di avanzamento del progetto e dichiarato, per volontà univoca, che non vi sono margini per poter immaginare un cambiamento del tracciato.
Ciò dovrebbe convincerci che la battaglia deve essere quella di insistere nel voler vedere passare nel vallo di diano, in parallelo all’asse autostradale, i treni dell’alta velocità e, per questo, senza dispersione di energie unire le forze affinché ciò avvenga, lontano da pregiudizi e strumentalizzazioni varie.
Per stigmatizzare tale ultima scelta di variazione del tracciato proposta da qualche associazione evidentemente anacronistica, giova ricordare, a titolo di esempio, l’importanza a livello di tracciato che può assumere un c.d. bay pass funzionale.
Per capirne l’importanza potremmo rivolgere lo sguardo alla rete autostradale e in particolare al passante di valico (Firenze-Bologna), i cui benefici sono tali e tanti che non possono sfuggire a nessuno.
Tale opera, infatti, anch’essa per tanto tempo avversata nelle maniere più disparata, ha assunto all’interno del servizio autostradale la grande funzione di disciplinare il traffico, con conseguente decongestione e alternativa funzionale che rende meno gravosa la percorrenza, evitando blocchi e perdita di tempo con la possibile e differente canalizzazione veicolare.
Insomma, anziché esprimersi sui benefici esaltando tale innovazione, da più parti si è provato a fomentare il popolo ritenendo l’attuale scelta, inopportuna, frutto di antichi modelli politico/culturali.
A tal riguardo colpisce negativamente, a mio modesto parere, l’adesione a questa proposta di variazione del tracciato del Comune di Maratea che, evidentemente, ha perso di vista il concetto di A.V. declinandolo a trasporto regionale (!) e per questo non ha tenuto conto della vicinanza e dei benefici rappresentati dalla continuità di un servizio svolto a pochi KM (Praia a Mare) da Maratea dall’AV a cui il Comune risulta ben collegato.
Vale la pena di chiarire che la ferrovia e, nel caso l’A.V., dovranno svolgere un ruolo importante per l’intero territorio del SUD Italia, rappresentare un’opportunità di sviluppo e per questo si rende necessaria una sinergia tra le regioni, tra gli abitanti e tra le stesse associazioni e/o comitati, con gli abitanti del Vallo di Diano che devono iniziare a pensare che la ferrovia è un bene comune e non un’opera ad uso esclusivo dello stesso.
Le Regioni dovranno compiere un salto di qualità e far sì che la stazione indicata presso lo svincolo di Padula/Buonabitacolo diventi fruibile dal territorio attraverso sistemi di collegamento a rete (navette), le quali devono operare in sinergia tra il lagonegrese, la Val d’Agri, parte del Cilento o alto Bussentino, nonché dello stesso Vallo di Diano.
Non servono padroni, non servono politici mossi da vana pretesa di appropriarsi indebitamente di una scelta che ha e deve mantenere carattere tecnico e non politico, non serve attivare moti di politica localistica ma, al contrario, bisogna tener conto che la politica interviene senza “vincolo di mandato in senso ampio” attraverso atti di responsabilità e mai pretestuosi o prevaricanti.
In tutto questo contesto è deplorevole l’azione svolta dagli animatori dei social raggruppati in comitati o associazioni per areali territoriali che anziché guardare a una prospettiva di futuro cercano di volta in volta nuovi slogan per sentirsi “capipopolo”.
In tutto questo contesto desta grande perplessità l’assenza nel dibattito della regione Basilicata e della politica lucana, che forse forte dell’acclarato collegamento Battipaglia/Romagnano che garantirà il servizio dell’AV a Potenza, non ha inteso promuovere alcuna iniziativa a tutela del suo SUD, il lagonegrese e la stessa Val d’Agri, consentendo a qualche voce stonata di qualche suo consigliere di accreditarsi per qualche immeritato obiettivo.
Basti pensare che a Lagonegro, istituita una commissione speciale per rappresentare le istanze del territorio, non si è inteso mai convocarla e attivarla, abbiamo assistito addirittura ad una guerra all’interno dello stesso esercito che avrebbe dovuto fare fronte comune!
Per concludere, speriamo che la politica si riappropri del suo ruolo, dell’etica che la dovrebbe contraddistinguere, che i comitati e le associazioni amplino le proprie vedute inquadrando le scelte in ambito nazionale e non più locale, che i tecnici portino a compimento l’opera nei termini in cui è stata preventivata la proposta di fattibilità, sfuggendo ad ogni indicazione di ingerenza politico/locale, che si dia presto avvio alle procedure di appalto dei lavori, sapendo che la stessa non impone alcun sacrificio in termini di impatto o di danno ambientale, atteso che il tracciato seguirà il tracciato autostradale esistente, ragione per cui ognuno per quanto di propria competenza abbatti ed elimini ogni pregiudizio (barriere mentali) al fine di supportare un opera di rilevanza strategica per l’intero territorio senza confini e limiti.
Ora o mai più!
E’ un treno che difficilmente ripasserà a breve!
Avv. Concetta Iannibelli
Consigliere comunale
Lagonegro