In questi anni sono stati innumerevoli gli episodi di fiammate anomale al COVA e, recentemente, anche a Tempa Rossa. Crescente preoccupazione desta la qualità dell’aria nelle aree interessate da impianti di estrazione, coltivazione e stoccaggio degli idrocarburi.
Nel lessico quotidiano di molti abitanti di quelle aree termini come “H2S, idrogeno solforato” o “idrocarburi non metanici (NMHC)”, sono diventati termini abbastanza comuni. Nonostante l’apparato di controllo ambientale e le prescrizioni nazionali e regionali, questi malfunzionamenti continuano nel tempo ed appare icastica l’impotenza delle istituzioni di fronte a tutto questo.
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Anche la disciplina dei limiti emissivi dei NMHC normata dal D.Lgs. 30 maggio 2018, n.81 attuativo della direttiva UE 2016/2284 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 dicembre 2016, concernente la riduzione delle emissioni nazionali di determinati inquinanti atmosferici (conosciuta anche come “Direttiva NEC” – National Emission Ceilings – che modifica la direttiva 2003/35/CE e abroga la direttiva 2001/81/CE), non sembra colmare le forti criticità.
Nel D.Lgs. n. 81/2018 non sono riportati limiti emissivi ma esclusivamente dei “target” di riduzione delle emissioni degli inquinanti biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx), ammoniaca (NH3), composti organici volatili non metanici (COVNM) e materiale particolato PM 2,5. A ciascuno Stato membro è stato, difatti, assegnato un obiettivo di riduzione percentuale delle emissioni di ciascun inquinante al 2020 e al 2030, in riferimento alle emissioni dell’anno base, ossia il 2005.
I target del 2020 sono mutuati integralmente dal Protocollo di Göteborg, emendato nel 2012; mentre quelli del 2030 sono il risultato del negoziato comunitario e corrispondono al conseguimento della riduzione di circa il 50% di morti premature al 2030 rispetto all’anno base 2005 (fonte “Bozza del Programma Nazionale di Controllo dell’Inquinamento Atmosferico” redatto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare ai sensi dell’art. 4 del D.Lgs. n. 81/2018).
Al fine di rendere più efficace il perseguimento degli obiettivi del D.Lgs. n. 81/2018 nel territorio lucano, abbiamo deciso di intervenire attraverso una proposta di legge che introduce, esclusivamente nei territori dei comuni lucani interessati – direttamente o indirettamente – dalle estrazioni petrolifere, limiti emissivi per NMHC e H2S partendo, in ogni caso, dai valori meramente indicativi e non vincolanti, rispettivamente:
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individuati da agenzie internazionali quali, in particolare, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS);
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già presenti nelle normative di altri Paesi europei.
In questi anni la convivenza con le attività estrattive è stata alquanto problematica. Difficilmente siamo riusciti a scorgere aspetti positivi da questa esperienza e, purtroppo, i fatti ci danno ragione: oltre alle innumerevoli fiammate occorre ricordare il grave incidente del 2017 al COVA di Viggiano con la perdita accertata di almeno 400 tonnellate di greggio nel sottosuolo.
Il pensiero unico petrolifero ci ha voluto far credere che una convivenza sana fosse possibile, ma così non è stato. Troppo spesso i giganti petroliferi hanno agito in maniera prepotente ed anarchica. Crediamo che sia giunto il momento di mettere qualche paletto ben preciso per ristabilire un principio di rispetto per il nostro territorio.
Gianni Perrino
Carmela Carlucci
Gianni Leggieri
M5S Basilicata – Consiglio Regionale